24 maggio 2006

autocombustione

È vero, non si può rimane simpatici a tutti.
Siamo quel che siamo, individui singoli con le proprie particolarità e possiamo scegliere se apprezzare o meno il simile che ci sta vicino. Niente è per forza, nemmeno l’aceto.
Constatazione banale ma non per il mio piccolo universo.
Non è mia abitudine dare giudizi sprezzanti. Non è per troppa selezione, ma perché cerco sempre di individuare aspetti particolari o piacevoli da isolare.
Spesso tutto questo è forviante, perdi di vista l’insieme. Soprattutto con le persone non è assolutamente consigliabile, magari hai un mostro di egoismo accanto che però in qualche profondo aspetto hai individuato “umano” e costruisci la tua personale errata idea.
Oppure un gusto non ti piace, non rietra nelle tue abitudine nei tuoi piaceri, ma non ti fa proprio schifo schifo e lo mangi lo stesso.
Un film che per certe scene troppo forti non sceglieresti, ma ha vinto un tal premio, o un cosiglio di un amico o la critica ti spingono ad andare a vederlo e avresti potuto sceglie altro che realmente ti piace.
Forse sono fuori tema.
È da ieri che mi frullano in testa vari pensieri, apparentemente scoordinati tra loro ma tutti molto concatenati. La solitudine è una condizione mentale, anche in mezzo alla gente ci si può sentire soli. Non è una novità. Ma cos’è allora, che pur sapendo con certezza di avere intorno diverse persone che ti vogliono bene, di punto in bianco ti conduce in questa dimensione? È una condizione mentale appunto.. . si ritorna a sopra, non si può essere simpatici a tutti, ci sono dei momenti in cui il confronto con l’esterno non gratifica e allora si deve essere forti sulla propria dimensione interiore, capace di non lasciarsi influenzare troppo, coscienti del proprio valore e della propria forza. Bel discorso… ma si prende per bocca o me lo faccio in vena. Tra razionalizzare la logica e applicarla c’è una scintilla per la quale non conosco la miccia.