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07 dicembre 2009

Piange il telefono




Giornata da bollino rosso per i telefoni dell'ufficio.
...e pensare che è un giorno di "ponte" o meglio che lo sarebbe potuto essere, e che qualcuno - la sottoscritta - ha pure pensato, "eh, tanto cosa vuoi che ci sia da fare..."
Quindi tenere l'ansia a cuccia, pensare, che nonostante la mole delle cose da fare, ce la puoi fare, altrimenti... pace! ^_^





21 settembre 2009

Post Rumba



Si balla la rumba in questi giorni, dopo le 9,30.

Dopo le 9,30, perchè prima non riesco nemmeno a ruotare le caviglie.
Gli occhi sono appiccicati, non ho appetito e questo è proprio strano, riemergo da sogni improponibili.
Sabato notte ho sognato Mike Bongiorno che si faceva fare un bassorilievo sull'avambraccio, quasi come se la pelle si potesse lavorare come l'avorio.
Ho sognato una porzione di Firenze inesistente e surreale.
Mi alzo e sono sempre stanca.

Ma rumba o non rumba, arriveremo alla meta.
Stasera vorrei riniziare a studiare.

Sì, perché fino ad ora ho fatto finta.
Sono andata ad una lezione per inquadrare la materia, ho tutto pronto, appunti, dispense, ho chiesto informazioni, rimane solo da applicarsi.
Detto poco?

05 maggio 2009

Il principio della fine, lo shopping

...e con oggi ho fatto molto dei proposito illustrati nei punti precedenti!
E sono soddisfatta! ^_^

Oggi ho inviato al tipografo il lavoro che tanto mi ha preso in questo aprile.
È un cliente "mio", di quando lavoravo in autonomia e ci tengo in modo particolare, anche perché non è il solito lavoro commerciale, ci posso mettere del mio, qualcosa oltre la scritta grossa che si veda bene a colori vivaci.
Un lavoro al quale tengo particolarmente e nel quale ci ho messo molto.

Ne abbiamo cominciato a parlare a febbraio. Voleva fare il lavoro con tempi più umani rispetto all'anno prima. Avevamo parlato, ed anche scritto nei cartecci vari, "un mese di tempo per elaborazione materiale".
È successo di tutto in questo mese, tutto, tranne che elaborare il testo.

Terremoto compreso.

Ci siamo rivisti il 6 di aprile o giù di lì, dopo il mio scritto di statica. Il tempo che ci eravamo dati per la consegna in tipografia era il 24 aprile. Tassativo. Il materiale stampato doveva imbarcarsi per la Sicilia insieme ad altro materiale e presentato il 18 maggio.
Nella mia testa, al tavolo con loro, mente mi illustravano le date, scorrevano tutti gli eventi concomitanti. Il lavoro dell'ufficio, quello che coinvolge tutta l'azienda, in scadenza tassativa il 24 causa inaugurazione. L'orale di statica, nell'ipotesi di passare lo scritto, e il 17 aprile lo avremmo saputo.

PANICO

Forse mettere tutto insieme non era impossibile, ma sicuramente era molto molto difficile.
L'ansia è lievitata come il pane, un volume altissimo, rimbombante, sempre presente.
Cosa ho fatto? Ho continuato a lavorare a tempi più o meno normale, pochi straordinari e tanti dopocena e week end (tutti) sui libri.
Ho cercato di portare avanti le mie personali priorità, quest'esame per il quale tanto mi ero sacrificata durante tutto l'inverno.
L'ho potuto fare anche perchè il cliente poco o niente mi aveva dato per lavorare, ho accondisceso i suoi tempi, anche se sapevo che mi si sarebbero ritorti contro, e non ho mai smesso di pensarlo. Il 16 avevo giusto definito la copertina.
Il 17, il giorno fatidico del verdetto, la febbre a 39!
...io pensavo fosse lo stress, ma la dottoressa quando gliel'ho detto m'ha preso per grulla, "la febbre non puo' venire da stress!!"... e giù antibiotici, quelli per le vie respiratorie dice lei senza nemmeno vedermi.
Lunedì 20 ancora ho la febbre a 37 e la notte picchi di temperatura alta a 39. Vado comunque a lavoro, 9 ore per sistemare l'emergenza ufficio, ma soprattutto per placare la mia ansia.
Si perché a letto con la febbre alta mi distruggeva di più sapere di aver lasciato incompiuto un sacco di cose che i dolori ad ogni parte del corpo. Ed ero veramente a pezzi, tanto da non sentire quello che viene definito "uno degli ascessi più dolorosi". Poi per fortuna il mio corpo si manifesta in modo visibile anche ad un'insensibile come me.
Dopo l'inaugurazione della baracca, dopo l'individuazione dell'infezione, ho potuto ricominciare a pensare a me. Un giorno intero a dormire e poi di nuovo con il naso sui libri e i numeri in testa.
Lunedì 27 l'inizio della catarsi, quella che forse si concluderà domani ma che ha il suo principio della fine proprio oggi. Dopo un tour de force di ieri sera davanti al monitor, abbiamo inviato il nostro pdf ad alta risoluzione al tipografo postmoderno. Potrei cantar vittoria ma non lo faccio, fino a che non si vede la ciano e si da "ok si stampi" definitivo io attendo a dar fiato alle trombe.

Le ultime stazioni di questa via crucis posso dire apertamente (...e sorprendentemente) di averle vissute con estrema serenità. Rassegnata a bruciarmi festivi, primo maggio e serate per la causa. Cosciente che con la dedizione e l'applicazione ad oltranza, sarei arrivata alla fine nei tempi ri-definiti 5 maggio in stampa.

Ed oggi fu.

E come festeggiare se non con del sano e rilassantissimo SHOPPING?!
Me lo meritavo.
Mi sono lasciata un po' prendere la mano, o meglio la carta, ma ho trovato due oggettini che ne valevano la pena e insomma, mi sentivo di meritarmelo!
Dentista, Shopping e Yoga.

Soddisfatta per ora e domani ogni inconveniente si valuterà!

Riparto da 2.

Bucato il quarto passo. Il lavoro non ha concesso soste sino alle 23. Nemmeno lo stomaco si è lamentato, è arrivato dritto a casa vuoto senza borbottare una volta tanto è rassegnato. Niente yoga quindi. Ci vorrei andare domani, nel primo pomeriggio il dentista chiama e magari ci vado alle 20,30. Chissà, magari ci potrei andare mercoledì mattina bucando il lavoro...

02 maggio 2009

Terzo passo

Riportare ad una fase normale di 8 ore giornaliere la situazione lavorativa. Come? Finendo questo benedetto lavoro e lasciando all'ordinario improvvisato il quotidiano.
La festa dei lavoratori la dovrò recuperare.
Oggi e domani, fino a che non vedo la fine.

24 aprile 2009

Ultimo giro, ultima corsa, ultimo sprint!

(almeno per ora)
foto flickr oldtypedog

Bene, ai blocchi di partenza.
Mancano meno di 3 giorni alla fatidica prova orale. ...e non pensate a volgarità.

Io sono ferma da 1 settimana quasi. Il che negli ultimi 2 mesi non era mai successo.
In più ne sono successe di cose, e le scocciature sono aumentate.
Quindi come direbbe Roux65: Resistere, resistere, resistere.
Ci ha ragione. Resistere. Ma lo posso dire? Che palle! Non vorrei far altro che comprare un quotidiano e mettermi a leggere al sole. Ma mulo nacqui e mulo probabilmente rimarrò. Quindi sistemo un po' di lavoro arrivato ora ora e mi metto a sistematizzare le notizie che sono rimaste a galla nel mio cervelletto, tra un lavacro e l'altro, tra una telefonata e l'altra.

21 aprile 2009

Il quinto giorno di febbre

(Oltre la polemica)

L'ansia l'abbiamo liquidata con il metodo Stachanov. A oltranza, fino a che mi sono messa in pace oltre la mia (stronza) Coscienza. Oltre, tanto oltre, da arrivare a lambire un certo sentimento, forse l'amoreproprio o forse un sentore di rispetto per la mia persona, qualcosa di esotico, qualcosa che non mi faccia fare la fine del mulo.

Solo in quest'oltre, ho iniziato ad ascoltare i sintomi del mio corpo, per gentile concessione di tutto il resto, adesso, forse mi curo.

Abbiamo una pista, sembra decisamente quella giusta. I rimedi della nonna messi in atto da ieri sera cominciano a lenire il dolore, oppure è il mio livello di percezione che si è alzato. Ho chiamato il mio "specialista", spero mi conceda un rendez-vous a breve, altrimenti lo cambio, non siamo nella società dell'usa e getta? Non fanno così anche con Me? ...o lo fai per ieri o non lo farai mai più?

In tutto questo la cosa che più mi premeva, mi preme più poco. Ho gioito molto poco per l'ammissione all'orale, fremo molto poco per preparare lo scritto in questa condizione di limbo tra sanità e malattia!

Mi concedo un paio di ore questa mattina per completare il progetto del compagno Stachanov anche se voglia zero. Poi prendo i ritmi degli statali amici di Brunetta, mi dedico ad un impegno che ho preso personalmente e che non mi sento di mandare all'ortiche (quando mi sentirò!!), ma poco, il giusto che serve per tamponare la situazione. In tutto questo spero di essere visitata dallo specialità, e sostanzialmente spero che non debba intervenire con armi affilate, perchè altrimenti mi si dissesta anche l'intestino per la fifa e fino ad ora, nonostante le tensioni, il ragazzo ha retto bene.

Al quinto giorno di febbre e alla quarta notte di febbre alta, mi faccio gli in-bocca-al-lupo, gli inculo-alla-balena, gli in-braccio-al-panda, che mi posso fare e continuo a pedalare, per questa strada che fondamentalmente non mi piace e non so dove porta.

Mai visto un mulo in bicicletta?

foto Flickr, Mulo di Eddy John

(crepi, speriamo che non cachi, e..? speriamo che non stringa?)

11 aprile 2009

Giro di Boa.

Lo scorso anno di questo periodo, era un brutto periodo. Lo è anche quest'anno. Forse peggio. Magari ancora il peggio non è arrivato, ma arriverà! Come una carrettata di roba organica che prima o poi mi sommergerà. Roba organica che per lo più è lavoro... e in questo periodo di vacche magre manco ti puoi lamentare. Sul serio, se apri bocca, tutti ti dicono: Eh! Beato te! Pensa a chi non ce l'ha. E quindi chini i' capo e tiri la carretta. Sarà quella che farò anche quest'anno, forse più dello scorso anno, forse più intensamente, forse per meno tempo. Arriverà. Lo so.
Per adesso, nei prossimi tre giorni, mi dedico allo studio, mi riposo un po' e mi faccio un po' di coccole con il mio fidanzato che sarà sicuramente un po' bizzoso pure lui.
Penso di avere qualcosa in più rispetto allo scorso anno. Qualcosa che miracolosamente è arrivato oggi pomeriggio. Sono mattine che mi sveglio per l'ansia di non arrivare a far tutto, ed oggi miracolosamente, il giro di boa.
Non ho oltrepassato nessuna meta.
Il lavoro è sempre lì, allo stato embrionale, e i giorni sono sempre meno. E allora? Cosa ci ho guadagnato?
Una strana consapevolezza.
Quella che mi fa dire che farò tutto il mio possibile, del mio meglio per riuscire, ma ho la certezza di non essere un supereroe e di non saper fare i miracoli. Tutto probabilmente (non voglio mettere limiti alla provvidenza) non sarà possibile, ma mi impegnerò e questo sarà sufficiente.
Per me.

Se le mie pessimistiche previsioni saranno contraddette e trionferò su tutti, ne sarò felice.
Se come immagino invece, qualcosa rimarrà fuori, farò presente i loro difetti alle parti in causa e presentando al meglio il mio lavoro, quello effettuato, quello umanamente possibile.
Per farlo, questa accettazione deve passare dalla testa al cuore, e soprattutto alla bocca dello stomaco, che in queste mattine faticava a fare entrare anche del the.

La salute - e la dignità di primate con la parola - prima di tutto.

E l'Abruzzo in questi giorni ha fatto scuola. Tutta la mia solidarietà.

19 febbraio 2009

Pazienza

Pazienza, pazienza, porta pazienza.
Non ti arrabbiare, non merita.

Non ragioniam di lor, ma guarda e passa. (dalla Divina Commedia, Inferno, Canto III, 51)

e aggiungo io, fatti i caxxi tuoi, che stai meglio :)

03 febbraio 2009

Meno Sei

...e lo stato di cottura avanza.

Mi perdo in bicchieri acqua, ci sguazzo, galleggio.

A lavoro, vegeto. Porto avanti lavoro d'obbligo, cerco slanci.

Oggi ho impiegato tutti i neuroni e per puro caso è venuta fuori un'osservazione interessante, che ha meravigliato tutti.
Si meravigliano quando dico qualcosa di perspicace e appropriato.

30 novembre 2008

Il disegno...

"Il disegno è una forma di meditazione, ti costringe a fare attenzione."
"quello che uno studente può apprendere non è tanto la tecnica, lo stile o un trucco, ma ciò che il maestro è". Non ha mai scambiato il design per l'arte, di mezzo c'è la committenza, la necessità del compromesso, ma anche la liberazione dall'egocentrismo e dallo stile."

Milton Glaser

Perle da qui, grazie a lui.
Fortissimo è il decalogo.

L'approvo a pieno, ma come applicarlo?
Estraggo dalla prima voce:
"La tua visione della vita deve essere in qualche modo coerente con quella del cliente. Altrimenti è una battaglia acida e senza speranze."
Io non puo'!

il suo libro sembra interessante... ma anche la mostra!

Immagine di Art is work

24 settembre 2008

chi visse sperando, morì...

Giornata lavorativa ancora peggio di ieri se puo' esistere, del lavoro ancora niente di concreto se non le lettere di accusa che fioccano :) annunciate.
Una sola botta di culu, tempestiva telefonata del corriere, il pacco perso è stato rintracciato.
Speriamo ci sia tutto.

24 agosto 2008

Sconforto senza comporto...

Stasera ho visto il frutto del mio lavoro in loco.
Quello da 15 ore al giorno della settimana scorsa...

La brossura che mangia la pagina (io l'ho detto che 10 cm di base erano pochi!) e la cartellonistica ridicola dopo la riduzione delle misure è ancora più sconfortante della parte di merda che ho ricevuto dal portaborse del Edonista, del quale ho omesso l'iniziativa..

Che dire, si puo' pensare di arrivare a rimediare a tutto, contro il tempo, andando contro i propri compiti, mettendoci buona fede e disponibilità. Si puo' anche pensare di riuscirci, ammazzandosi certo, ma è impensabile anche solo sperare che il lavoro venga fatto bene.
Impensabile.
...almeno io, eh! qualcuno - come il tal portaborse magari - ce la puo' anche fare... io no.

È bene che me lo ricordi per la prossima tornata di lavoro super.
Prenditi un minuto in piu', anche a scapito di quello che ha la lavorazione dopo di te, ma questa delusione e straziante abbianata alla stanchezza fisica che ti rimane addosso.

È inutile lavorare a questo modo.
Anniento la mia vita non potendo includere altro, sottraendomi da tutti gli impegni che voglio includere nella mia giornata, per poterli riprendere solo dopo aver recuperato. Perchè il mio fisico cede, ha bisogno di weekend di sonno, di svago per la mente mai quieta e sempre in ansia.
È inutile, non porta risultato, è bene che lo scriva, puta caso che me lo ricordi.

Mi sono premiata con un nuovo libro.
Anniento tutto con una cenetta in solitario, delizioso té verde giapponese e un spaparanzamento con lettura all'aria fresca quasi settembrina

in culo al resto!

10 agosto 2008

Città specchio.


Per una volta la città incarna i miei sentimenti.

Tutte le domeniche ci salutiamo sapendo che ci ritroveremo il prossimo venerdì, nonostante la certezza di rivederci, tutte le domenica i saluti sono dolorosi, sempre di più potrei dire.

Razionalmente so e me lo dico: venerdì è vicino, venerdì arriva presto, le cose che hai da fare sono talmente tante, troppe che comunque non avreste modo di stare molto insieme, anche se non ci fossero questi 500 km probabilmente finireste per vedervi molto poco...
Questo è un dato di fatto concreto. Basterebbe accettarlo.

Emotivamente tutte le domenica pomeriggio, ed a volte anche già dalla mattina, sono sopraffatta da una cappa tristezza debilitante. Quella che secondo l'omeopata è alla base dei miei disagi fisici di maggio e giugno, con ragione probabilmente.

Mi trovo qui, una volta di ritorno dalla stazione, con tante cose da fare, desiderate durante i precedenti giorni della settimana, in cui il tempo non basta mai, ma senza lo stimolo, il piglio giusto per iniziare una.

Oggi anche Firenze sembra rispondere a questo apatico stato d'animo. Brulicante di turisti affaccendati, latitante di indigeni. Ed anche quelli rimasti a soffrir di caldo e zanzare, sono nascosti, sopiti, nei loro antri scuri e condizionati.

Non un contatto, non uno stimolo, se non quello dell'appetito, che, se non sarà sano da seguire per l'appesantimento del fisico che ne produce, sicuramente rialzerà a sufficienza il mio umore, almeno fino all'alba di domani, quando partirà la sconclusionata settimana di lavoro che mi aspetta.

13 luglio 2006

Sangue freddo cercasi

È già la seconda osservazione che ricevo in merito.
La fase finale del lavoro è la più delicata. Vero. Rischi di sputtanare tutto per una disattenzione, un gesto affrettato, tutti provacati da una richiesta di correzione aggiunta o quant’altro.
Rimedio sempre, bene o male.
È snervante, psicologicamente demoralizzante.
Tutte le volte, tutte le sante volte che chiudo un lavoro è tardi, è fatto in fretta, rischio la crisi isterica. Ancor peggio la freno, la reprimo e somatizzo.
Questo doveva essere stampato per stasera. Testo pervenuto solo ieri alle 12. Giovedì. Inizio a lavorarlo, mettendo insieme tutte le parti, cosa che non spetta a me, ma ovviamente faccio molto prima a farmelo da sola. Ieri parte il primo file di revisione. Stamani pochi errori riscontrati una aggiustatine qua e là ed eccolo pronto alle 13. Parte il pony alle 14. Nel frattempo invio il file a pezzi per avvantaggiarmi tramite posta. A pezzi. La mia casella regge solo 15 MB. Ecco il delirio. Spezzare il file dall’impaginato. File sbagliato. Quanti file conservo?!? Panico. Respiro. Faccio pulito sulla scrivania il cestino si gonfia ma non si svuota. Errore rimediato. Siamo arrivati alle ciano ed ho qualche capello bianco in più.