Il ritorno. Una dimensione ne fuori ne dentro. Non è l’estensione del soggiorno è l’estraneità della vita fatta a quella “normale”. È una sensazione di disagio. Ci si abitua a tutto, alla vita “civile” e alla “naja”. Ma questa sensazione di limbo, di ritorno, è “strana”, malinconica e invalidante. Forse la cosa migliore sarebbe un sano SONNO di 12/13 ore e al risveglio dimenticare tutto e ripartire da lì.. da dove si era lasciato…
È sempre così. Non dipende dalla fatica, viaggio di lavoro o ferie questa condizione è latente e … lavora, lavora, rosica e incrina.. si associa a tutto il resto, quello che faticosamente spingi in basso, anche se non troppo perché sei cosciente che per non rivederlo più è da eliminare, ma un po’ di ordine ci deve essere e per non tenere tutto nel mezze spingi in fondo, ultimo ripiano, ultimo cassetto… Fino a quando la nudità dell’assenza di routine te li allinea davanti agl’occhi. Il ritorno.
Verrebbe, quasi la voglia di non partire più…
Peccato però! ... sarà per la prossima! Oramai, ho già preso un sacco di depliant in agenzia!