07 ottobre 2006

Alla G, di gioia.

Catalogo sentimenti per ordine di apparizione.

Ci sono serate che non promettono, e serate in cui comprendi che hai già tutto.
Tutto quello che accade non può turbarti, ci sei, sei in te e al meglio.
Come accade?
Eh! Non lo so come accade, accade e basta.
Allora scordi tutto, la sveglia veloce, la giornata lenta, il fumo amaro, il cibo dolce,le leziosità e le incomprensioni, le distanze. Passi oltre.
Puoi dare il merito al cantante preferito della tua adolescenza, che torna e ti riporta a quegli anni, che scrive una nuova canzone che ti calza a pennello, perché parla di una stella che cade, di luna, di sogni, di alberi e di acqua. “Avvolte penso che sei, come l’acqua che sai, si puo’ avere però, non si puo’ stringere mai”.
Puoi dare il merito al cielo sereno, con qualche strappo di nuvola, o alla luna piena che ti saluta dalle persiane abbassate e punta proprio in casa tua, chiama te.
Ma di chi è il merito conta poco, quando è la tua serata.
Puoi anche prendere l’ultima telefonata di lavoro, sul prato davanti a casa e ti levi le scarpe per ascoltare l’umido dell’erba. Puoi anche arrivare tardi a vedere il tramonto, ma ti bastano quei pochi minuti da dedicare al tuo silenzio mentre il sole scende sulle colline e la terra diventa scura con i suoi solchi profondi. Puoi anche stirare quelle tovaglie che si annidano acciaffate nel ripostiglio da giorni. Accendi la tv, per non atrofizzare l’antenna, e scegli proprio il giorno dello sciopero dei giornalisti e karma del karma, passano un documentario sui cacciatori di miele Raja dell’India del nord. E allora cambi l’acqua a quelle rose gialle e arancioni, che vivono un attimo recise ma che emanano il migliore dei profumi. Accetti anche di disfare i tuoi programmi solitari per condividere attimi con chi ti vuole bene, e allora ti cambi, ti metti la camicia verde, quella indiana e arrostisci il pane per il cacciucco. Saluti gli amici d'infanzia che si ricordano sempre di te. Scegli un film, un film per questa serata esilarante, e allora è Woody che ti scivola addosso, con le sue risate da cinico ipocondriaco, da quel soggetto che è, che “nasce di confessione ebraica ma si converte al narcisismo”.
E ti lasci guidare a casa, sulle parole della canzone e le sue note alte che girano a repeat “potremmo essere felici, avvolte un poco disperati, potremmo essere felici, fare un mucchio di peccati”.
Saluti chi ti è vicino con la mano, e quelli lontani con il pensiero, per godere con loro di questa serata di gioia, una gioia tutta tua, di quelle da conservare la ricetta.