È scesa la nebbia, in questa landa desolata. Terra di confine, per la quale ho chiesto più volte, a gran voce, un esproprio che mi liberi da questa condizione di grafica fuori dal Comune, causa della mia eccentricità.
È scesa la nebbia. La strada di casa è diventata l¹ingresso in una dimensione ovattata, morbida e dolce. La nebbia non è sempre così. Lo è solo quando il cielo, sopra e dentro te, è sereno. In tal caso, non c'è un inquieto imprevedibile, celato alle tue percezioni, un oltre nascosto e pauroso dietro la cortina omogenea. La nebbia diventa una culla, un morbido involucro che assopisce. Le fronde del solito albero alla curva di Giacco, illuminano ed aprono uno spiraglio sulla strada. La luna, dall'alto della sua grande gobba, filtra raggi discreti.
È scesa la nebbia. Percorrendo il vialetto di casa, sordo sotto i miei tacchi, sono la solita profuga dei panni stirati, ma con una certezza di un approdo, un faro senza luce, che apre, con la porta di casa, il mio sorriso.