21 giugno 2007

Gli abbiamo fatto la festa

Squillo party


Vorrei poter fermare nella memoria quella serata. La serata di lunedì.
È stata lunga, molto lunga ma piena di emozioni e soddisfazioni.

È iniziata molto tempo prima, nell'ipotesi del menù, della collocazione dei tavoli, dell'invito e sostanzialmente nel quantificare gli invitati. 150 circa. Mio padre non è andato per il sottile. Ha messo l'invito, questo, in bacheca con tanto di lista per partecipare e lavorando in un azienda ospedaliera il passo è breve. Un tavolo di parenti e amici, dove sulle tovaglie di carta mi ha fatto scrivere i nomi modello segnaposto, unico parente, suo fratello, ovvero mio zio e la consorte. Tutto il resto è un gruppo di canuti giovanotti della sua età, con moglie e pargoli, alcuni mie coetanei, alcuni piccoletti.
Io sono arrivata per le prove generali, post lavoro, giusto per apparecchiare e mandare mia madre a prepararsi da First Lady, lasciando il posto da Capò che aveva assunto dispensando compiti e mansioni in questo ristorante di non professionisti.
Gli invitati, gli ex colleghi già pensionati sono arrivati per primi, io li ricordavo appena, di sicuro non ricorderò mai i loro nomi, ma non mi scorderò più quell'odore acuto di dopo barba da quattro soldi (tanto per fare un la snob!). Saluto, sorrido, stringo mani e cerco il papy, che cammina gobbo gobbo come suo solito, sorridendo a tutti. Felice & sudato. Ne arriva sempre di più, di queste mani da stringere e la Capò/First Lady non si vede... agogno che ci raggiunga, almeno posso lasciarle il posto al fianco del festeggiato per eclissarmi in cucina. Non vedo l'ora... ma la sconterò. Cinque tavoli da 35 persone, un antipasto della casa - la mia - che già ti potresti sfamare tre giorni: 16 frittate di 10 uova, 3 per tavolo e una di scorta, crostini di fegato, crostini di pomodoro, affettati e formaggi, olive e sotto olii, verdure grigliate. Arrivando scaglionati, non finivano più di mangiare, quelle bocche fameliche! Alle 21.30 siamo riusciti a cambiargli il piatto piano di carta con uno fondo e a portare a tavola vassoi di penne alla carretteria. Qualcuno lo abbiamo un po' ingozzato, ma così imparano ad arrivare puntuali! Poi, via al secondo primo, penne alla pecora, piatto tipico di questa Piana, passo per la transumanza delle bestie - qualcuna c'è rimasta - alle 22.30 siamo pronti per il primo secondo, dopo aver tolto tutti i piatti e tutti quei pesantissimi vassoi di coccio! Coniglio fritto ed insalata, il contorno giusto così per accompagnare il secondo, tre ciuffetti, mai avrei creduto che richiedessero proprio le verdi foglie! Non sono ancora sazi e la dimostrazione l'abbiamo al secondo secondo: grigliata mista di rosticciana, bistecca, salsiccia, e pecora! Incredibile, hanno mangiato 2 vassoi per tavolo e hanno pure richiesto il bis! Complimenti! Soprattuto quel gruppo di illustri dottori in un cantuccio, che ganasce sane!
In tutto questo incedere di masticazione, di cambio piatti, metto piatti, ritiro i vassoi, riempio i vassoi, c'è stato quella tipica sana goliardia che tra colleghi è d'obbligo. Un omone più largo che lungo e non scherzo, mi ha avvicinato tutto sudato chiedendomi se c'era modo di usare il microfono e come raggiungerlo senza farsi vedere da Lui, il festeggiato. Beh, ha dovuto fare il giro della tensostruttura e io l'aspettavo di là, dopo aver preannunciato alla pizzaiola che con il microfono ci chiama i numeri dell'ordinazioni delle pizze che sarebbe arrivato, dopo mezzora. Ha declamato un ode in versi appositamente composta e incisa per l'occasione su di una targa. Ciò ha aperto le danze dei regali e Lui, mio padre, ha prima intentato un discorso senza microfono, ma anche in piedi sul tavolo gli è stato impossibile sovrastare le 150 gole vocianti, poi si è appropriato del microfono, la comprensibilità non è mutata, ma lui si è dilungato, giogioneggiando con il microfono, parlando di momenti difficili, malattie, impostando a braccio probabilmente un discorso serio, ma assolutamente incomprensibile. Ha chiuso dicendo che da lì a breve sarebbero passati dei "compagni" a vendere i biglietti della lotteria, che la cena l'offriva lui, ma gli avrebbe fatto piacere che si sottoscrivesse per la festa. Técapì che uomo di marchetinghe che l'è!
Dura, è stata dura arrivare in fondo, anche quando mi sembrava di vedere la fine, qualcosa mi ributtava a testa sotto. Per fortuna che è arrivata Debug a salvarmi! Pazientemente mi si è seduta accanto, cosciente che ogni tre secondi mi sarei alzata, interrompendo la nostra conversazione, per salutare tizio o caio, ingraziare pincopalle e ... schizzare via per l'attesissima telefonata del mio Panzerottino distante.
È stata l'occasione per rivedere un'amica d'infanzia, figlia di amici di famiglia, con la quale abbiamo passato spesso le vacanze estive insieme ma senza legare mai troppo, tre anni sono una grande differenza di età, se tu fai la 1a media e lei la prima superiore, se tu sei in 2a liceo e lei al primo anno di università... piacevole, molto piacevole e confortante, il confronto su come i nostri rispettivi padri hanno vissuto il nostro tardo e, per loro agognato, fidanzamento "pensavo mettesse i cartelli quando gli ho presentato Pablo". Ho rivisto mio cugino e mia cugina, entrambi con i rispettivi fidanzati, carini, piacevoli e alla mano, quasi una sorpresa in mezzo ai solito parenti serpenti.
Con Sandrone, abbiamo capito che era giunto l'ora di rincasare e salutando Debug, e gli altri temerari ancora all'umido, mi sono avviata con le ciabatte rotte dal gran via vai verso casa, stanca ma soddisfatta di aver aiutato mia madre a fargli la festa.