04 ottobre 2007

Ancora Roth. Exit Ghost.

Un articolo de La Stampa:


Esce l’ultimo romanzo: nella triste vecchiaia di uno scrittore, una metafora dell’America
MAURIZIO MOLINARI
CORRISPONDENTE DA NEW YORK

Il declino fisico dell’impero Usa

Un pianerottolo dell’Upper West Side, uno scrittore settantunenne impotente ma attratto da un’avvenente donna sposata e, nel mezzo, un irritante rivale, prestante e spregiudicato. La trama di Exit Ghost, il nuovo romanzo di Philip Roth, riaccende i riflettori su Nathan Zuckerman, il personaggio quasi alter-ego dell’autore che racconta in prima persona emozioni, traumi e incertezze da quando apparve per la prima volta in The Ghost Writer, nel 1979, come un giovane aitante scrittore convinto di aver trovato la propria strada verso gli orizzonti dell’arte nell’emulazione di un solitario romanziere del Berkshires, E. I. Lonoff.

Nei romanzi seguenti, Roth aveva fatto raggiungere a Nathan il successo che cercava con un romanzo che poco ha a che vedere con l’esempio di Lonoff, a tal punto scandaloso da dividerlo dalla propria famiglia. E poi lo ha accompagnato attraverso tumultuose relazioni con donne differenti fino a tornare nel silenzioso Berkshires, reinterpretando l’isolamento che era stato di Lonoff.

Ora invece, con Exit Ghost, in uscita per i tipi di Houghton Mifflin Company, Nathan torna nel cuore della più frenetica e rumorosa fra le città, New York, a causa di una visita medica nell’Upper West Side - lo stesso quartiere dove vive l’autore - dove, dentro il palazzo del dottore, scopre per caso l’esistenza di Jamie Logan, una donna di quarant’anni più giovane di lui e sposata con Billy. A dispetto della differenza di età, dei problemi d’impotenza e d’incontinenza dovuti ai postumi di un’operazione alla prostata nonché del legame fra Jamie e Billy, Nathan è trascinato dall’attrazione fisica e sentimentale per una donna che non può riuscire a possedere. Gli appuntamenti vengono fissati e poi mancati, le occasioni create e quindi perdute in un alternarsi di situazione fra l’humour e la tragedia che coincidono con la riapparizione di Amy Bellette, l’ex amante di Lonoff in The Ghost Writer. Sfogliando le pagine, e ricordando quelle del romanzo del ‘79, è facile sentirsi nei panni del settantenne Nathan che, trovandosi di fronte a una donna come Bellette, ormai invalida a causa di un’operazione al cervello, sente di provare la stessa attrazione di allora ma non più per lei, bensì per l’irraggiungibile Jamie.

Le emozioni di Nathan non sono cambiate, è il suo corpo che risponde ormai in maniera diversa. La sovrapposizione fra memorie giovanili, passioni di mezza età e la necessità di rinunciare a causa dell’età avanzata fanno di Exit Ghost (letteralmente, «Fantasma in uscita») un romanzo che accompagna Nathan verso una vita obbligatoriamente ascetica, fatta di desideri seguiti da rinunce, di giorni interminabili racchiusi da un silenzio interrotto solo da monosillbi scambiati con la donna di servizio o il garagista.

Il protagonista è tornato a New York ma è sempre più isolato, non usa cellulari, rifiuta Internet e si chiude dentro l’«età della macchina da scrivere» fino al punto di non occuparsi più della politica, della possibilità di andare a votare. Non riuscire a possedere Jamie significa per Nathan sentirsi tagliato fuori da cosa gli avviene attorno perché «essere messo al bando dai contatti erotici con le donne» significa l’«essermi perduto nella fatica della battaglia dell’amore».

A evidenziarlo, in maniera spietata, c’è il personaggio dell’assai più giovane scrittore Richard Kliman, l’ex compagno della desiderata Jamie, capace di arrivare dove Nathan non riesce nonché impegnato, in un’ulteriore sovrapposizione fra romanzi, a realizzare una biografia di Lonoff che Amy Bellette è determinata a impedire a tutti i costi. Rivale vincente nella corsa a Jamie e scrittore spregiudicato, Kliman è l’esatto rovescio di Nathan, del quale svela l’inesorabile declino fisico e intellettuale consegnando al lettore la descrizione di una parabola della vita che appare netta e feroce a chi arriva a sentirsi un «Fantasma in uscita» dal mondo in cui tanto ha vissuto.

Per il New York Times, Roth affida all’ultimo romanzo il «tentativo di trovare una morale alla fine della storia» di Nahan mentre sulla Book Review lo scrittore Clive James vede in Exit Ghost il tentativo dell’autore di confrontarsi con «l’inevitabile declino» di Zuckerman, e forse non solamente di lui, visto che l’America continua a interrogarsi su quali saranno le conseguenze dell’imminente superamento dell’età pensionabile da parte di sessanta milioni di baby-boomers.