...e dato che sarò in zona la prossima settimana ho cercato un po' di documentazione (vedi successivi copia e incolla), ed ho scoperto che c'è anche un particolare carnevale.
foto e testi presi a prestito per uso di studio personale da archphoto.it, momoneco.kotka.fi, mamivrea
La piccola città di Ivrea si trova in Piemonte, nel Canavese, particolarmente importante da un punto di vista geografico e geologico: laghi, un parco naturale, il Gran Paradiso (primo parco nazionale italiano del 1922), e la collina morenica detta "La Serra", una linea diritta di origine glaciale che segna l'orizzonte e il paesaggio.
La storia della città è legata al nome della Olivetti, che ne domina il destino economico culturale per quasi un secolo.
Ivrea è stato un sito fertile per la sperimentazione architettonica del Movimento Moderno del XX secolo.
Le architetture e i progetti urbani della città, legate a Olivetti, sono state costruite da famosi architetti, che hanno avuto la possibilità di creare nuovi modelli e linguaggi dell'architettura, ripensando alle esperienze internazionali in modo originale.
Nel 1990 Ivrea è stata segnata da una profonda crisi produttiva e finanziaria dell'azienda, che ha portato alle soglie del 2003 al completo disfacimento delle unità produttive dell'azienda e alla cessione del marchio.
Tra il 1997 e il 1998 è stato elaborato un programma culturale ed economico per arginare la crisi, chiamato Officine Culturali ICO, dove i termini Officina e Culturale evocano esplicitamente il legame della città con Olivetti.
Una delle sezioni del programma è consistita nell'organizzazione del Museo a cielo aperto dell'architettura moderna di Ivrea, aperto al pubblico nel 2001. A partire da questo, una serie di progetti ha cercato inoltre di sensibilizzare un pubblico allargato sulla necessità della valorizzazione del patrimonio architettonico e, attraverso esso, di rilanciare l'economia della piccola città industriale.
Qui la mappa degli edifici ad Ivrea
Ivrea e la Olivetti. I luoghi della produzione: Ivrea
La fama della Olivetti si è consolidata non solo per la qualità dei suoi prodotti ma anche per l'alta qualità formale delle architetture destinate alla produzione - vedi anche nella comunicazione aggiungo io -. Esempio di questa qualità è il complesso di via Jervis, che con la sua parete vetrata uniforma tutti i vari ampliamenti diventando il simbolo dell'azienda. Degli ampliamenti si occupano Figini e Pollini. La loro opera relativa agli ampliamenti, attuati dal 37 al 60, terminati con la morte di Adriano Olivetti, è piena di riferimenti ai modelli dell'architettura internazionali. Con la Nuova Ico si abbandonano i precedenti modelli di ambienti indifferenziati per collocazioni distinte in base ai cicli di produzione.
Tra gli edifici realizzati attorno alla fabbrica si segnala il Centro Studi ed Esperienze Olivetti, costruito su progetto di Eduardo Vittoria (1951-1955). Per il tipo di composizione di volumi e di piani, l'edificio denota un chiaro riferimento alle architetture di Frank Lloyd Wright e di Mies van der Rohe.
I luoghi della produzione nei dintorni di Ivrea
Negli anni del secondo dopoguerra, le mutate esigenze produttive portano la Olivetti a identificare nuove zone di espansione anche nei dintorni di Ivrea. San Bernardo è la prima località a essere interessata dalla costruzione di uno stabilimento.
Nel 1955, al primo nucleo della falegnameria nell'area di San Bernardo si aggiunge la Omo, l'Officina Meccanica Olivetti.
Nel 1984 viene affidata a Gino Valle la ricostruzione di uno degli edifici del complesso, andato distrutto in un incendio.
Altra zona del Canavese a essere interessata dall'espansione dell'azienda è Scarmagno. Già nel 1962 vengono affidati all'urbanista Giovanni Astengo un'indagine urbanistica e un progetto di sistemazione territoriale finalizzati alla costruzione di un nuovo stabilimento. Il primo edificio è realizzato tra il 1962 e il 1964 su progetto di Ottavio Cascio. Il successivo cantiere si apre nel 1967.
La caratteristica di questo intervento è la ricerca sulla standardizzazione dei moduli costruttivi: in ogni caso, l'attenzione ai dettagli - assieme all'originalità della struttura - permette di evitare un risultato di piatta razionalità produttiva.
Vengono infatti inaugurati diversi impianti in Italia e all'estero: due esempi significativi di Barcellona e di Massa Carrara.
Lo stabilimento di Pozzuoli, progettato da Luigi Cosenza a partire dal 1951, risponde in parte alle esigenze della Olivetti di potenziare la sua presenza al di fuori di Ivrea. L'impianto, collocato in una posizione che domina il golfo di Napoli, presenta una pianta a croce che sembra soddisfare le esigenze della produzione ma anche adattare le architetture alle pendenze del terreno e integrarle così nel paesaggio.
La qualità del prodotto e dell'architettura.
Nel corso della sua storia, la Olivetti ha sempre posto molta attenzione alla qualità estetica dei suoi prodotti e alla sua immagine di azienda d'avanguardia. Già nel 1920, con la M 40, viene presentata una macchina dal volume compatto che nasconde i meccanismi interni. La tendenza viene ulteriormente rafforzata dopo l'arrivo di Adriano Olivetti. Anche gli edifici per ufficio rientrano nelle politiche di immagine della Olivetti. Annibale Fiocchi, Gian Antonio Bernasconi e Marcello Nizzoli sono autori nel 1954-56 del Palazzo Uffici di via Clerici a Milano. Per la Hispano-Olivetti, i Bbpr completano nel 1964 un edificio a Barcellona. La costruzione sorge su di un lotto trapezoidale e allude vagamente all'architettura di Antoni Gaudí. Nel 1972 Egon Eiermann progetta gli uffici Olivetti di Francoforte. Anche per gli spazi commerciali e di esposizione la Olivetti si orienta verso una politica di alta qualità e raffinatezza. Lo spazio più noto è quello realizzato nel 1958 da Carlo Scarpa a Venezia. Il negozio è posto sotto il portico delle quattrocentesche Procuratie Vecchie. Lo spazio viene pensato in relazione alla presenza di una statua bronzea di Alberto Viani. Nello stesso anno in cui viene realizzato il negozio di Venezia, Franco Albini e Franca Helg progettano un negozio a Parigi. Nel 1961, Ignazio Gardella allestisce un negozio a Düsseldorf. Nel 1964, i Bbpr allestiscono a Barcellona una sala esposizione per la Hispano-Olivetti al piano terreno dell'omonimo edificio.
La politica abitativa
Nel 1937- 38 Luigi Figini e Gino Pollini elaborano un progetto per la nuova sistemazione di un quartiere operaio Olivetti a Ivrea: questi studi riprendono le proposte avanzate dagli stessi architetti nel piano per la Valle d'Aosta e si fondano su di un'impostazione di ispirazione razionalista, con edifici disposti secondo l'asse eliotermico, a distanze
tali da per-mettere un corretto soleggiamento di tutti gli edifici. Sulla scia di questo progetto, proprio Figini e Pollini realizzano tra il 1939 e il 1941 una casa a schiera a Borgo Olivetti, a ridosso della scuola materna, destinata ad alloggiare 24 famiglie di dipendenti.
L'intervento più importante in questi anni si realizza nel quartiere Castellamonte. Questo insediamento era stato già indicato dal Piano Regolatore redatto da Piccinato, Devoti e Figini nel 1938. Nel 1940, Figini e Pollini elaborano il progetto definitivo nel quale, tuttavia, il numero di edifici proposti è superiore a quello effettivamente realizzato. Tra il 1940 e il 1942 vengono realizzate solo sette case per famiglie numerose per un totale di 28 alloggi. Figini e Pollini si ispirano a modelli architettonici affermati in quegli anni nella cultura architettonica internazionale: quella stessa cultura che i due architetti milanesi hanno avuto modo di frequentare direttamente grazie alla partecipazione ai Ciam, i Congrès Internationaux d'Architécture Moderne.
A ridosso dell'intervento di Figini e Pollini, tra il 1948 e il 1952, Marcello Nizzoli e Gian Mario Oliveri realizzano sei case unifamiliari destinate a dirigenti Olivetti. Poco dopo, Nizzoli e Oliveri realizzano due case per dipendenti con quattro alloggi ciascuno (1951) e un edificio nell'estremità ovest dell'area, la cosiddetta casa a 18 alloggi (1954-55). Quasi contemporaneamente alla costruzione del quartiere Castellamonte, inizia l'edificazione di un'altra area del comune di Ivrea, lungo la strada statale Torino-Ivrea.
I primi interventi riguardano la zona di Canton Vesco:
qui, nel 1943, Ugo Sissa costruisce un primo fabbricato con 15 alloggi per dipendenti dell'azienda. Seguiranno altri sette fabbricati (per un totale di 86 alloggi) edificati su progetti di Sissa, Italo Lauro, Annibale Fiocchi e Nizzoli. Fiocchi e Nizzoli sono anche autori di gran parte degli edifici costruiti negli anni successivi, tra cui sette case a schiera di due piani dotate di orto e giardino per ogni alloggio (1952-54). Canton Vesco assume la forma di un quartiere in grado di ricostruire un tessuto sociale di base, secondo modelli che si diffondono in quegli anni in Italia su esempi soprattutto britannici e scandinavi.
Nel 1957 la Olivetti affida a Luigi Piccinato l'incarico di progettare un quartiere in località Bellavista, a Ivrea. L'insediamento è già previsto dal piano del 1938 ed è confermato dal successivo piano del 1954. Il complesso sorge su di un'area di 320.000 metri quadrati ed è destinato ad accogliere circa 4.000 abitanti: vengono anche previsti edifici religiosi, scuole, servizi sociali, attività commerciali e sportive. Importante è il compito dell'Ufficio Consulenza Case Dipendenti (UCCD): l'assistenza dei dipendenti Olivetti nella costruzione, riparazione o adattamento di abitazioni. L'ufficio concede prestiti con un interesse del 4% fino alla copertura del 60% dell'intera spesa e fornisce gratuitamente il progetto e la direzione lavori. L'ufficio, diretto da Emilio Aventino Tarpino, elabora tra 1949 e il il 1969 più di 600 progetti e, con la sua attività, contribuisce a creare un paesaggio edilizio di notevole qualità formale e costruttiva. La Olivetti si affida anche alla consulenza di altri progettisti: nel 1958 Figini e Pollini e Franco Albini e Franca Helg vengono incaricati di studiare schemi tipologici di riferimento in seguito applicati dall'UCCD.
Il numero maggiore di interventi viene eseguito nell'area del Cristo, su terreni che la Olivetti cede a una cooperativa di dipendenti.
Anche lontano da Ivrea la Olivetti intraprende iniziative analoghe. L'intervento più noto è il quartiere INA-Olivetti che Luigi Cosenza progetta a Pozzuoli in parallelo alla costruzione dello stabilimento.
Nel 1968, Gabetti e Isola sono incaricati di progettare un edificio per dipendenti Olivetti nel primo insediamento Olivetti a Ivrea: l'Unità Residenziale Ovest, meglio conosciuta come "Talponia"(1968 - 1971).