lo avevo già annunciato qui che il libro di Rampini mi era piaciuto un sacco.
È un sapiente panoramica di quello che l'India è stata e soprattutto può essere. Fa breccia - di sicuro su di me :-) - partendo dagli argomenti che più incuriosiscono, dalle diversità tra Oriente e Occidente, le esamina a fondo anche se rapidamente, cercando di dare un quadro il più possibile completo dell'attuale. Come si dice? studiare la storia per conoscere il presente?
Alcune cose le sapevo, altre, e sono state la maggioranza, mi hanno proprio sorpreso, a volte meravigliato e in conclusione dato un po' di speranza, forse un altro mondo è davvero possibile.
Molte volte mi sono lasciata andare all'esclamazione "ma va?! Lo sapevi che...".
Non posso esimermi dal citarne alcune, in più puntate.
Ma va?! Lo sapevi che...Contenuti elaborati da La Speranza Indiana di F. Rampini, 2007 Mondadori.
"Ratan Tata, 68 anni, capostipite di un impero con 93 società che includono il secondo produttore di tè al mondo, il numero uno asiatico del software, il gigante dell'acciaio Tata Steel, le automobili, i camion, il turismo, la catene di 14 hotel cinque stelle Taj, che si è comprato l'icona del lusso di NY, The Pierre," vive nello stesso appartamento dove ha sempre abitato, al secondo piano di un palazzo di Mumbai e con la suocera? Lui che ha moltiplicato per 7 il fatturato di 22 mila dollari da quando nel '92 ha preso le redini dell'azienda! Pensate Montezzemolo ad abitare in un piccolo appartamento in provincia...
Ma va?! Lo sapevi che...
Il capostipite della dinastia Tata, certo Jamsetji Nusserwanji Tata, era anche progressista e di idee avanzate e nel 1902 progetta lui stesso e costruisce alloggi popolari per gli operai della sua acciaieria, perché disgustato dalle condizioni di vita degli operai inglesi! (Sì sì, degli inglesi loro colonizzatori, quelli superiori). Fornisce gratis alloggi e scuole, ospedali e impianti sportivi. Nel 2006 le nazioni unite, definiscono Jamshedpur fra i sei capolavori mondiali di pianificazione urbana. Fu in anticipo su tutto l'Occidente, solo che nella nostra storia europocentrica mica celo fanno sapere, ci fanno studiare quel folle di Gaudì che ipotizzò la mai realizzata comune al Parc Guell, o Garnier e la sua città giardino, ma dall'India siamo stati capaci di attingere solo la svastica. Anche se di questo Rampini parla solo marginalmente.
Ma va?! Lo sapevi che...
La rete ferrovia indiana è vecchia ma capillare, simbolo dello Stato che arrivava ovunque. Il treno indiano ha sedotto generazioni di viaggiatori occidentali, per la folla, l'arretratezza, la magia dei treni a vapore. Una certezza comunque, anche perché l'orario dei treni è tale e quale dal 1866. Eh?!? 141 anni con lo stesso orario, se lo tramandavano di generazione in generazione?