02 gennaio 2008

Sottsass, Memphis e Dyland.

Salutiamo un maestro. 
Uno del secolo scorso, affacciato al XXI sec in punta di piedi. Uno di quelli che una volta, quelli prima di noi, potevano trovare nelle aule universitarie. Adesso no, i moduli ci permettono di incontrare solo chi si è laureato prima di noi (vero è, che che io l'ho presa un po' troppo comoda...).

Non so molto di lui, sempre per la scarsa fretta che ho di studiare, le mie conoscenze di storia dell'architettura si limitano al moderno, il contemporaneo l'ho un po' lasciato da parte. Approfitto dell'evento della dipartita del Maestro Sottsass da questo mondo per fare un copia incolla istruttivo e riparatore. 

Su La Stampa viene fatta una proporzione Sottsass Milano = Andy Warhol : New York. Mi sembra impegnativa ma stimolante a questo post impegnato che mi sono messa all'anima!

Note biografiche

Architetto e designer, nasce a Innsbruck nel 1917. Laureato in architettura al Politecnico di Torino nel 1939, inizia la sua attività a Milano, dove nel 1947 apre un proprio studio di design, campo nel quale opera, quasi esclusivamente, dal 1958. In questi anni inizia la sua collaborazione con la Olivetti (con quattro macchine da scrivere Olivetti ottiene il Compasso d’oro nel 1970), per la quale, nel 1972, progetta un sistema di mobili e di attrezzature per uffici, funzionalmente correlato all’uso delle varie macchine esistenti. Artista di molteplici interessi, svolge la sua ricerca e le sue esperienze in campi diversi dell’espressione. Pittore, fa parte del MAC (Movimento Arte Concreta), partecipando nel 1948 alla prima rassegna collettiva a Milano. Nello stesso anno è tra i promotori della mostra tenuta a Roma sull’Arte astratta in Italia; quindi, aderisce allo Spazialismo. Attivo nel settore della ceramica, dello smalto su rame, del gioiello, del vetro, nel 1975 ha disegna originali forme di vetro colorato, eseguite, in limitata tiratura, dalla vetreria muranese Vistosi (per Artemide).

È soprattutto nella progettazione dei mobili che la forza innovativa dell’ingegno di Sottsass non conosce ostacoli, facendo dell’architetto una figura centrale del design internazionale.

In anticipo sugli anni della contestazione, egli aveva indicato il design come strumento di critica sociale, aprendo la via alla grande stagione del radical design (1966 - 1972) e all’affermazione della necessità di una nuova estetica: più etica, sociale, politica.
Deluso da un’industria sempre più vorace, Sottsass programma l’unione delle coeve suggestioni avanguardiste, Pop, poveriste e concettuali, con l’dea di un design "rasserenante", sostenitore di un consumismo alternativo a quello imposto dalla "società della pubblicità".

Dopo i lavori a forte carattere sperimentale per Poltronova, la mostra al MoMa, il lavoro con il gruppo Alchimia, arriva l'esperienza di Memphis - dal nome di una canzone di Dyland - gruppo che Sottsass fonda con Hans Hollein, Arata Isozaky, Andrea Branzi, Michele de Lucchi ed altri architetti di caratura internazionale che cambiano il volto del mobile contemporaneo. "Memphis dona agli oggetti uno spessore simbolico, emotivo e rituale. Il principio alla base di mobili assurdi e monumentali è l’emozione prima della funzione"
E’ il caso della sottsassiana Carlton, una libreria che si pone a metà strada tra un totem e un video game. Una "risposta ludica alla necessità di avere forme solide e godibili: un modo per raccordare, non senza ironia, il sacro e il profano, la storia e l’attualità, l’archetipo e le sue manifestazioni". Questi mobili - Beverly, Casablanca, ecc - disegnati tra il 1981 e il 1985 sono tra i suoi progetti più noti, vere icone della modernità.

Bello poter salutare visitando la mostra in corso a Trieste, al Salone degli Incanti dell'ex Pescheria, dal 6 dicembre 2007 fino al 2 marzo 2008, da titolo "Vorrei sapere perché. Una mostra su Ettore Sottsass", la mostra che lui stesso ha definito così: "una mostra piccola ma molto emozionante; mi piacerebbe che uscissero piangendo, cioè con un'emozione"
L'unica ed ultima sua mostra italiana nella sua lunga vita di novantenne.

info tratte da archimagazine.com