30 aprile 2011

Salto della Cena! Sògnia-sogna-ancora.


Caffè Florian, Venezia, inserito originariamente da twiga_swala.

Salto della Cena, una disciplina che potrebbe impedirmi sogni così contorti?

"Io dovevo percorrere in treno il tratto Foligno Firenze, non so come mai però ero sperduta nella campagna del folignate e il treno lo vedevo lontano, come una strisci di fili e rotaie, io sulla parte alta della campagna, guardavo dall'alto l'enorme vallata. Aspettavo un bus insieme a tanti altri giovani in uscita da scuola. Poi di punto in bianco mi ritrovo in ambiente scuro, una grande stazione ferroviaria, quasi in bianco e nero come nei film degli anni 60. In questo posto, che sembra essere la stazione di Gubbio (troppo grande per essere la stazione di un piccolo comune sperduto nell'entroterra umbro... e ditemi poi se è di strada!) faccio il biglietto, ma a questo punto non sono più sola, ho dei compagni di viaggio, e i titoli di viaggio li tengono loro. Io mi incammino alla ricerca dei binari... cammino, cammino, ed esco dalla stazione, mi si apre la città, e seguo le insegne provvisorie verso i binari... cammino, esco... sotto un ponte o uno sperone di roccia, quasi di fosse a Genova Brignole, parte un treno, lentamente, io corro, corro, e arrivo sotto proprio mentre parte l'ultimo vagone, una donna al finestrino che non mi vuole aiutare, io salgo al volo e rimango con i piedi penzoloni dal vagone. Con il treno in cammino riesco a salire e a mettermi in terra, alla base dell'ultimo vagone. Aspetto, il treno procede, io sono sola e i biglietti sono rimasti a terra. Il treno è quello giusto però, per Firenze. Aspetto e arriva il controllore. Gli spiego del perchè non ho i biglietti e faccio le mie rimostranze al fatto che i binari sono a chilometri dalla stazione. La disputa con la signorina delle ffss si fa intensa e accesa e sembra ricordarsi di me per altre dispute del passato.
"
"In un caffè ottocentesco tutto ori e stucchi, assisto ad un omicidio, o almeno al dopo l'omicidio. Steso su un divanetto del caffè oltre i tavolini tondi un cadavere e attorno i suoi assassini - diversi - a rimirarlo. Io li osservo e denuncio con questa osservazione di aver capito e di non voler tacere, chiamo la polizia. Nel tempo che i poliziotti ci mettono ad arrivare cerco di sfuggire all'inseguimento di questi tipi e alle loro iniezioni di veleno fatte con stiletti d'oro molto elaborati che sembravano penne.
"