11 maggio 2006
Lavorare stanca
Non vuole essere una dotta citazione di Pavese, solo una constatazione.
Lavorare stanca, lavorare troppo annienta.
Esci dalle mura dell’ufficio che ti ha tenuto incatenata al monitor, al grande monitor.. e ti ritrovi sommersa dalle tantissime cose che ti sono rimaste indietro.
Ritirare le scarpe dal calzolaio. Lasciare le scarpe che porti dal calzolaio. Caspita! ma non puoi mica fare un cambio al volo! …allora prima le ritiri e domani le riporti, lascia la macchina in mezzo di strada e fai il tuffo nella bottega anni ’60 della signora calzolaia. Anche la cosa più banale avvolte sembra un’impresa. Rientra a casa. Prepara già la busta per il giorno dopo, lasciala vicino alla porta almeno la ricordi…
A casa il tavolo, unico punto di appoggio nel bivani sul quale paghi un ventennale mutuo.. è invaso di cose del giorno prima, una cassetta di attrezzi, le viti, una tazza, giornali, adesso è ancora più piena, borsa, giacca.
Decisione. Stravaccarsi sul divano o doccia e cena?! Questo è il problema.
Ufff
Relax unica soluzione al mal di testa. C’è un po’ di tempo prima di riuscire.
“Il qui e ora” prima di tutto. Prima del letto da rifare, prima del plaid da piegare, prima dell’aspirapolvere… tanto ci sto da sola in questo splendido buco, non facendo entrare nessuno mi devo vergognare solo con me stessa, non mi posso mica ammazzare?!
Alla fine con calma è entrato tutto, 15 minuti di relax, la doccia, la cena… zucchine ripiene, non male, ma questa ricotta continua a darmi noia.. Rinnovo un taierino nuovo color verde militare che alla fine non mi stà poi tanto bene, se solo avessi un paio di toni sopra di carnagione, ma con questo pallore e i capelli da “gitana”.. vabbuò cmq è nuovo e mai messo, deve essere rinnovato, si parte. Serata di lettura poesie in un circolino sconosciuto, non male, se non fosse per il presentatore onnisciente.
Nemmeno due ore e un attaccato di sbadigli acuti costringe alla ritirata.
Una volta a casa, niente, ne tisana, ne lettura, ne cicchino.. dormo. La mattina arriva sempre troppo presto e quelle infernali sveglie continuano a suonare ogni 15 minuti. Poveri vicini. Di nuovo dentro a quest’ufficio. Non ci sono ne fiori ne piante che ammorbidiscono il luogo. È una lotta per mantenere una dimensione individuale, la mole di lavoro ti risucchia, ti spreme, esige.
Unica buona notizia, sono a credito col fisco. Quest’anno non pago, riscuoto!
… speriamo