12 maggio 2006
Alla salute!
A.ha prenotato il volo per Barcellona.
Ma quanto è bella questa città. Goduriosa, vitale. Troppe cose da godere.
Il passeggio, il mare, l’architettura, i negozi, i vestitini a fiori, le scarpe. Ah, i panini alle cozze di Pepe. Come fare a consigliargli un tour? La cosa migliore è andare a naso, liberi e aperti alla contaminazione di chi ancora vive con la siesta.
Io ritornerei al mare, a vedere quella splendida scultura di persone in gabbia, non l’ho trovata in rete, ma l’ho appesa in casa, e quello sguardo perso mi saluta tute le volte che esco. Pranzerei a Barcelloneta, in quello splendido zozo posto con le pentole nere di sugo che ha fatto storia. Frescheggerei al mercato sulle Ramblas, gozzoviglierei davanti al museo di Meyer e magari un giro sul battello che non ho preso le Gondolias o come cappero si chiamano dove Pepe mangia il suo ultimo panino con le cozze, quello di Istanbul. La notte è notte e chi ne ha ancora le forze può vivere la città. Magari dopo un baccalà alla Pil Pil da quel Basco un po’ fuori mano… ma forse la distanza era data dal troppo Cava. Il giorno dopo penso sia imprescindibile il padiglione di Mies. Limpido e poco affollato. Non è eclettico come Gaudì, attrae meno folla e solo paranoici architetti. Gaudì, Gaudì.. Tornerei a Gracia per vedere se adesso, dopo Zapatero, quel vestitino a fior taglia P Piccolin esiste almeno di taglia M! adore quelle vestagline da nonna anni ’60 che riescono a confezionare solo lì. Andrei dove non sono arrivata Vallvidrera, ma mi perderei in passeggio senza meta. Andrei anche allo stadio a vedere una partita..
Ma sono qui incatenata al grande monitor e posso solo viaggiare in questo modo.
Posso solo comprarmi una bottiglia di Rioja e assaporare un po’ di ricordi.