28 settembre 2006

UN FILO D'INDIA. Varanasi, come il primo giorno.


19 agosto. Cielo o non cielo, stamani avrò il mio sole!
Chitragupta Temple, è l'edificio del gruppo Ovest che non abbiamo visitato il giorno prima per dedicargli oggi, l'intera mattina. È dedicato a Surya, il sole. Pur cercando di tenerle a basse, stavolta ho grandi aspettative. Tutto quello che sta in cielo mi piace ... la luna, le stelle, il sole, un asino che vola...
Senza troppa fretta arriviamo in città. Oramai abbiamo allentato un po' i ritmi, siamo al 16° giorno di vacanza, e un po' acciaccati tra tutti. I tre moschettieri dal vestito bianco si dirigono al ritiro della montura. Attesa. I tempi indiani. Ci perderemo la lezione sul monoteismo induista, alla base del grande Surya. Un po' mi spiace. Più che altro avrei voluto spaparanzarmi sul quel pratino verde sotto un albero, davanti al grande astro. E magari fare anche un po' di yoga, Surya Namaskara, il saluto al sole. Zampetto e metto anche un po' fretta alle prove post consegna. Arriviamo al tempio che la lezione è già a metà. Un cane lì con noi, nello svacco all'ombra di un albero, Krisnha il cane?
«Ehi? Ma dentro siete entrati?». Parto scalza dall'erba per l'incontro con quella che è solo una delle possibili espressioni, il Sole, di questo unico grande dio della nostra umanità. Dentro la sorpresa, il Sole, questa unica rappresentazione della divinità, è un uomo. Si, mi aspettavo il classico simbolo dell'astro. Con il Guru, ci godiamo l'interno di questo tempio, simile a tutti gli altri e splendido come gli altri. Prima di uscire, passeggiamo sui pratini, inglessissimi, che circondano l'area dei templi. L'appuntamento è al bus in piazza. Ci dirigiamo verso l'uscita e udite udite... la bigliettaia!! Woww allora esiste. Per l'appunto sono sempre come il prezzemolo e mi trovo tra lei e il guru.. per fortuna non nel mezzo perché fioccavano scintille, ma dietro, dietro l'armadio si palle del nostro tour leader e quindi.. ci metto anche un po' a capire che sono di troppo e seguo distrattamente la conversazione. La bella signorina, dall'aria a Capò della Gestapo, gli chiede quanto a pagato le guide e distrattamente gli mostra il segno rosso nella divisa centrale dei capelli corvini. Si è sposataaaaa!!! Eh si, usa così, niente fedi o solitari, un segno fatto con terra rossa al centro della fronte e sei passata dal padre al marito, simbolicamente proprietà di un uomo. Io me la defilo, non è carino insistere nell'essere di troppo.
Andiamo verso l'autobus e distraggo il lucertolone con qualche bischerata diversivo. Yoghi ci rintraccia per i biglietti aerei, nel pomeriggio voliamo a Varanasi, detta anche Benares perché quegli strulli degli inglesi devono sempre pronunciare tutto in modo diverso... ci raduniamo alla maniera indiana sotto l¹albero, a sedere come loro sui talloni. Io mi sento ma loro ridono, imito gli uomini, chissà dove sono le donne?!
Bambini all¹assalto dell'autobus con cartoline, calendari i e kamasutra in mano... «italiani italiani, kamasutra con figure
»... eh, deve avere mercato se è la prima cosa che ci offrono, infatti qualcuno, lo compra.
L'aeroporto è della dimensione di una stazione di autobus in una cittadina medio grande della provincia fiorentina, un po' più scarrupato. Controlli feroci, niente liquidi, prodotti igiene nel bagaglio imbarcato e un solo bagaglio a mano. Palpeggi dalle signorine indiane della security, al prossimo ci prendo gusto, rapina di tutti i cerini che avevo accuratamente rubato negli alberghi all'ultimo dei cinque controlli effettuati prima di montare sullo shuttle.
Voliamo. Al sedile di fianco adocchio due signori con La Repubblica! Sedici giorni in astinenza da notizie! Ma il sonno arriva con tutta la sua insistenza e perdo l'attimo dell'aggiornamento a favore del recupero energie. Dell'aeroporto di Varanasi ho un vuoto. Ricordo l'analogia con il primo sbarco in terra indiana, Udaipur, 16 giorni di una vita fa. Ricordo la faccia di un bambino, che senza proferire parola chiedeva migliori condizioni di vita. L'unica cosa che sono stata in grado di fare è stato regalargli le mie magliette. Ma visto il guizzo dei suoi occhi e la rapidità con cui le ha ingerite dentro la camicia penso di avergli fatto cosa gradita. L'autobus ci conduce a Sarnat, a visitare il primo sito buddista di tutto il viaggio, il luogo dove Siddharta Gautama, Buddha, predicò per la sua dottrina. Giriamo attorno agli stupa buddisti più famosi al mondo insieme ad un corteo di venditori e accattoni professionisti. Vicinissimo l¹albero di Bodhi, provenite dall'albero di Bodhgaya, sotto al quale Buddha ricevette l¹illuminazione. Ma prima di tutto questo, a compensare l'assenza di carica del buddismo, il bellissimo museo archeologico dove è custodita la famosa colonna di Ashoka. Una stele in pietra con quattro leoni che sormontano la ruota della Legge, la stessa ripresa nella bandiera indiana, una sorta di leone di San Marco per i leghisti. La sua caratteristica è la lucidatura, granito rosa levigato con un sistema ancora non rintracciato. Qualcuno di noi riporterà in seguito, su questa ruota, fallaci informazioni ricevute dalla maestra delle elementari: la ruota sulla bandiera dell'India è la ruota della bicicletta di Ghandi. non sono la sola che riporta carenze in quel periodo.
Non sopporto più nemmeno la pietra, voglio l'acqua voglio. Bhe il Gange. Siamo o non siamo nella città del più sacro dei fiumi dell'India?! Varanasi ci aspetta caotica e rumorosa, piccola e grande, umana e bestiale. Fila indiana di tuc tuc e ci lanciamo in una pazza corsa verso la riva, verso il Dashashwamedha Ghat, per assistere all'Aarti della sera. Non ho mai visto una tal quantità di persone, se non dentro ad un palazzetto dello sport. È distante, è una città che non ti coinvolge, ho l'impressione che sia un luogo dove sia difficile sentirsi a casa, sei e sarai sempre un turista a Varanasi. I tuc tuc parcheggiano sempre nei posti più infimi che ci possa essere. Da stupro modello NY, non c'è che dire. Il Ghat è già affollatissimo, ma noi andiamo in barca, come tutti gli altri turisti ci sistemiamo in barca. Perdo ogni necessità di socializzazione con i miei simili e instauro dalla prua, un rapporto simbiotico occhio/obbiettivo. La lotta tra i due è all'ultimo sangue, apprezzare il rito o lavorare per ottenere qualcosa che rimanga nel tempo? Da ingorda le provo entrambe e forse è la soluzione vincente visto le facce del team. Mettiamo nel fiume le nostre offerte, i nostri cesti con il lumino, i miei pensieri volano a Marco e Cristiana e al rito della morte che flagella ogni famiglia.
Saliamo in camera gusto per non presentarci solo a dormire, visita fugace e ... chi t'incontro in ascensore?! Il signore con La Repubblica dell¹aereo scendeva e incrociando capto che indica alla moglie la mia guida.
"... quello è il genere di guida che serviva a noi"
"... Senta, se vuole posso prestarle la guida, però lei mi fa leggere Repubblica?"
Notizie, quanto mi mancano le informazioni in ferie. Essere in ferie é... una ricca colazione accompagna la lettura dei quotidiani, magari con qualcuno che possa condividere il piacere del confronto di notizie. Poi che sia al mare con il sole, davanti ad un panorama piovoso o in piazza del Panteon, non cambia niente. Cambia se sei all'estere e i giornali non arrivavano, cambia se le tue vacanze sono tutto meno che vacanze a ba(c)o. ottengo ben due voluminosi vissuti di carta e rallegro di questo anche i miei compagni di viaggio. Nel tragitto verso il ristorante, tocchiamo con mano la presenza del Gange in città. L'umidità è a livelli del mio bagno nei momenti di depressione, quando solo l'acqua e il vapore possono strappar via dalla pelle la stanchezza. Consideriamola la nostra prima abluzione della sera.