Ieri sera ho finito di leggere E non disse nemmeno una parola di Heinrich Böll.
È un bel romanzo. Notevole.
Di lettura facile e disinvolta ma densa e pregnante. Ti rimane dentro. Come lo sanno fare solo i classici.
È la storia di una coppia, marito e moglie, Fred e Käte, in una Colonia - la Köln del mio concerto - ancora devastata dalla guerra. Sono una coppia in crisi. Il problema non è la mancanza di amore, si amano, amano i loro figli e amano dio, nella forma che più gli è vicina, lontana dalle stratificazioni di orpelli del clero locale. Il loro problema è la povertà. Un luogo per amarsi… è questo il loro problema.
Fred e Käte vivono un due piccole stanze in affitto con i loro tre figli. La sporcizia è inarrestabile, una continua inondazione di limacciosa polvere d’intonaco bianco. I gemiti d’amplesso dei vicini sono intervallati solo dal silenzio delle loro sigarette postcoito. L’odio verso l’arcigna vicina sospeso momentaneamente solo dalla pietà per il marito, che profonde tenerezze nascoste ai piccoli.
Fred è un’anima libera che non ha mai sofferto costrizioni, soffre la noia della mediocrità e l’affoga nell’alcol, vagabonda per cimiteri. Käte, è donna e questo vieni prima del suo desiderio di libertà. Comprende e invidia il marito che ha la capacità di abbandonarla e cedere alle proprie prioritarie esigenze. Lei è madre prima di tutto, poi moglie. Per lei non è possibile fare ciò che desidera. Trova conforto nella fede, la fede a sua misura. La spiritualità, lontana anni luce da quel clero che popola Colonia.
Le difficoltà materiali non gli impediranno di amarsi e di stare vicini. Tra di loro c’è qualcosa che è assolutamente oltre il vivere insieme. Il loro legame è qualcosa che tiene vicino due individui che non accettano briglie, due anime libere.
C’è un incontro. Fred raccimola soldi in prestito per una stanza in una pensione e invita la moglie fuori. Entrambi quello stesso giorno, entrano in una tavola calda e si complimentano per l’ottimo caffé con la cameriera. Entrambi, nello stesso giorno pronunciano la stessa frase. Cos’è questa empatia della parola, dei gesti anche inconsueti se non un legame d’amore?
E sono ancora amore, un amore superiore, le parole crude che Käte pronuncia in quella notte di insegne al neon, che metteranno Fred al muro, ad una scelta, se crescere solo o con la famiglia, con la sua donna, la donna che ha sposato per fare colazione con lei, con la quale ha fatto splendide colazioni per quindici anni.
L’epilogo è cinematografico, accelerato e lascia senza fiato, senza fronzoli e smancerie, con parole dirette emoziona e ti mette voglia di parlare.
È un bel romanzo. Notevole.
Di lettura facile e disinvolta ma densa e pregnante. Ti rimane dentro. Come lo sanno fare solo i classici.
È la storia di una coppia, marito e moglie, Fred e Käte, in una Colonia - la Köln del mio concerto - ancora devastata dalla guerra. Sono una coppia in crisi. Il problema non è la mancanza di amore, si amano, amano i loro figli e amano dio, nella forma che più gli è vicina, lontana dalle stratificazioni di orpelli del clero locale. Il loro problema è la povertà. Un luogo per amarsi… è questo il loro problema.
Fred e Käte vivono un due piccole stanze in affitto con i loro tre figli. La sporcizia è inarrestabile, una continua inondazione di limacciosa polvere d’intonaco bianco. I gemiti d’amplesso dei vicini sono intervallati solo dal silenzio delle loro sigarette postcoito. L’odio verso l’arcigna vicina sospeso momentaneamente solo dalla pietà per il marito, che profonde tenerezze nascoste ai piccoli.
Fred è un’anima libera che non ha mai sofferto costrizioni, soffre la noia della mediocrità e l’affoga nell’alcol, vagabonda per cimiteri. Käte, è donna e questo vieni prima del suo desiderio di libertà. Comprende e invidia il marito che ha la capacità di abbandonarla e cedere alle proprie prioritarie esigenze. Lei è madre prima di tutto, poi moglie. Per lei non è possibile fare ciò che desidera. Trova conforto nella fede, la fede a sua misura. La spiritualità, lontana anni luce da quel clero che popola Colonia.
Le difficoltà materiali non gli impediranno di amarsi e di stare vicini. Tra di loro c’è qualcosa che è assolutamente oltre il vivere insieme. Il loro legame è qualcosa che tiene vicino due individui che non accettano briglie, due anime libere.
C’è un incontro. Fred raccimola soldi in prestito per una stanza in una pensione e invita la moglie fuori. Entrambi quello stesso giorno, entrano in una tavola calda e si complimentano per l’ottimo caffé con la cameriera. Entrambi, nello stesso giorno pronunciano la stessa frase. Cos’è questa empatia della parola, dei gesti anche inconsueti se non un legame d’amore?
E sono ancora amore, un amore superiore, le parole crude che Käte pronuncia in quella notte di insegne al neon, che metteranno Fred al muro, ad una scelta, se crescere solo o con la famiglia, con la sua donna, la donna che ha sposato per fare colazione con lei, con la quale ha fatto splendide colazioni per quindici anni.
L’epilogo è cinematografico, accelerato e lascia senza fiato, senza fronzoli e smancerie, con parole dirette emoziona e ti mette voglia di parlare.