28 novembre 2006

Le pietre decidono

Giorni fa, mi girava per la testa questo pensiero: liberare l’anello d’opale nero, in India al mio prossimo viaggio.

Lo trovai nel bagno di una stazione di servizio, lungo la Firenze/Grosseto, nell’estate del 2003. Ora che ci penso, era una stazione in cui ero già stata, qualche anno prima, probabilmente in direzione Giglio. L’anello mi guardava in bella vista sul portasapone, tanto che ho pensato fosse della collega. Non era suo, era abbandonato e ho pensato bene di tenerlo con me. Anello trovato, o forse come dice qualcuno, lui ha trovato te. Da allora l’ho portato molto spesso. La convinzione che sia opale nero è farina del mio sacco, potrebbe essere una qualsiasi altra pietra, tormalina, o bho... La montatura è grossa, d’argento. Tanto l’ho portato che l’ho ovalizzato.
Ho smesso di portarlo già prima di quest'estate.
Ha ceduto il medio sinistro ad un altro anello, con montatura indiana più elaborata e pietra bianca, magari quello è opale vero, bianco… Viene dall’India anche lui, ma passando per Ischia, infatti ha la classica simpatia partenopea. Regalo, azzeccato e piacevole ma nella sua voluminosa dimensione è discreto, sensibile. Un anello spalla sempre al fianco di qualcuno, opale, lapis… Poi il compagno fisso: il brignoccolone di Khajuraho. Un anello da indice, e anche da pollice volendo, dalla pietra verde, di abbondanti 15mm di diametro, con una montatura d’argento dai due om di lato. Volevano vendermela come giada, ma anche lì mi sono costruita una preconcetta idea che fosse onice verde. Si vede che ho una simpatia verso l’onice o solo una profonda ignoranza verso le pietre. Se non mi sbaglio l'onice è agata...

Insomma tutto sto preambolo, per arrivare a giovedì scorso in cui produco questo pensiero, abbandonare la pietra nera.
Ebbene, io penso e loro decidono. Quella che ha scelto di abbandonarmi, è stata la pietra verde. Ha deciso bene di sfuggirmi di mano giovedì pomeriggio, ho appena fatto a tempo a prenderla con una serie d’acrobazie in mezzo alla sala centrale dell’ufficio. Primo tentativo.
La sera in macchina, ferma al semaforo, ne rimiravo l’om sulla montatura e pensavo ad un tatuaggio… quindi era al mio indice, fino ad allora c'era! Lungo la strada verso il ristorante, ietto la cicca dal finestrino, brutto gesto lo riconosco, e sento l’anello sfilarsi dal dito… impaurita mi guardo la mano e …era ancora, lì all’indice, ma per poco. Secondo tentativo.
Come si dice in questi casi, è stata l'ultima volta in cui l'ho vista. La notte alle 2 concretizzo di non averlo più e che quel tonfo sordo che ho sentito poco prima era lei, letteralmente sfuggito di mano. A nulla è servito ripercorrere a notte e a giorno quel tragitto verso casa. Il brignoccolo verde mi ha abbandonato.

Qualcuno mi ha detto, sono le pietre che decidono. Non mi prenderò mai più la libertà di decidere per loro.