01 novembre 2006

Mezza luna d'alta moda

Mezza luna d'alta moda.
31 ottobre. Come schivare il suono dei campanelli e il grido Yankee "dolcetto o scherzetto?".
La ricetta è questa: spesa per alimentare il corpo nel giorno di festa, shopping per allietare gli umori, aperitivo per affogare gli animi inquieti e per salutare chi del branco si prende delle meritate ferie e ci riporterà ­ si spera ­ ottimo Cava da Baccalà, cinema di prima serata per governare tempo e fantasia. A seguire the e pasticcini - a noi proprio le canonizzazioni di pasti ed orari ci fanno un baffo! - ­ per profondere chiacchere e confidenze.
...E la mezza luna verso casa, dispensa pensieri, risate e tenerezze.

Il film: Il diavolo veste Prada. Successo di sale, una grande Mary Streep, che da Innamorarsi, Kramer contro Kramer, La casa degli spiriti, The Hours, e altro che ora non ricordo, è una grande interprete. Avevo letto il libro nel settembre 2005, per caso, con risultato piacevole. Miranda è rimasta una figura nitida nella mia immaginazione. Quando un amico visto il film, mi ha detto: "Appena ho visto la protagonista ho pensato a te, la protagonista è la S.!". Ho pensato a lei, Miranda, la donna glaciale e diabolica che da un'eternità dirige con le unghie con i denti la maggiore rivista di moda americana, facendo moda, dettando le regole di quest'industria miliardaria che alimenta le gioie e i dolori di milioni di persone.
Invece no, questo dolce tesoro del mio amico, vedeva me, nella protagonista sì, ma l'altra. La ragazza intelligente e grassa, "ma con tante potenzialità". Il brutto anatroccolo che non c'entra niente con le taglie 38 del mondo della moda, assunta da Miranda come sua seconda assistente, in seguito alle deludenti esperienze con le belle e magre, sciocche ragazze che aspirano a quel posto da tirapiedi. Infatti, Andy, la mia me lì dentro, inizia questo lavoro da Runwey prefissandoci di rimanerci un solo anno, condizione per una chance indiscussa nel mondo dell'editoria e della stampa, dopo aver passato il giogo della stella indiscussa di questo star system.

È un susseguirsi di pellicce e cappotti, borsette e sciarpe, fiondate dall'elegantissima e altera Miranda, sulla scrivania del brutto anatroccolo, la seconda assistente, alias sguattera.
Per prima cosa Andy, capisce che si deve mimetizzare. Arriva con un golfino azzurro infeltrito, una gonna a scacchi modello anni '80 da grandi magazzini e mocassini a pianta comoda. In un primo momento, tenta di tenere testa alla futilità di quest'ambiente griffato, ma piano piano, cede. Passa dal decolté, al salone di bellezza e da lì, sarà un crescendo, scarpe Manolo Blanek, stivali Chanel, abiti Calvin Klein. Abbandonerà lo snobismo di chi si sente denso di contenuto per potersi solo coprire e non vestire. Questo le migliorerà le condizioni lavorative ma, come le aveva anticipato il talentuoso gay braccio destro di Miranda, per un'indiscutibile legge di compensazione, peggiorerà la sua vita privata. Il fidanzato chef dagl'occhi di zaffiro, incomincia a dare segni di insoddisfazione fino a porla davanti ad una scelta. Omini impauriti dalle donne indipendenti e dedite alla carriera!
Il suo impegno, le capacità e i dolci occhioni da cerbiatta svelati da mascara e piegaciglia, strumento a lei sconosciuto fino ad ora, la porteranno ad ottenere il posto di prima assistente e il piacere onere di andare a PARIGI durante le sfilate d'alta moda. Lì ha un primo tentennamento. Deve scavalcare professionalmente la sua addestratrice, la prima assistente alis acidaEmily. È il primo tradimento ai suoi valori di vita. Andrà a Parigi, a fianco della dispotica Capa, annientando la prima assistente, discutendo con il fidanzato, ma con la chance del freelance Tomson, biondone mascellone modello very american, erudito e colto, oltre che omino bastardo, cita Gertrude Stein per le notturne strade di Parigi "L'america è il mio Paese, Parigi la mia città". La nostra Andymoralefermo, finisce per cedergli e mettergli lalinguainbocca, uhm... poco male questa notturna esperienza le serve per scoprire un piano che vede la sostituzione di Miranda a Runway america con la più giovane collega/rivale della rivista parigina. Andy, completamente coinvolta dal modello noisiamolamoda, è arrivata a nutrire affetto verso l'arpia, e cerca di comunicargli tutto questo a tempo per non fargli fare una figurdimer.
Questo porta all'epilogo. Miranda sventa la capitolazione della carriera, rimanendo sulla cresta dell'onda. Rivolge parole importanti alla sua nuovaEmily, ­ così l'ha presentata al nostro Valentino.
"Rivedo molte cose ti me in te, sei una persona che sa decidere per sé, è necessario farlo per vivere in questo mondo", le dice Miranda, riferendosi ai massimi sistemi della moda.

"Ma io non so se voglio vivere in questo mondo?"
"Stai scherzando Andy? tutti vogliono essere noi?!"
...e qui la giovane cerbiattona - il rimmel le gonfia gli occhi in modo esoso - abbandona la sua Capa per andarsene sui viali parigini con un abitino alla Audrey Hepburn con collo sciallato...
Nel ritorno a NYC, tutto viene rimesso in riga secondo i suoi originari, saldi principi morali, lavoro al New York Daily, il fidanzato la riprende, pace con l'acidaEmily.
The End

Commento: filmuccio, di cui sapevo trama e le battute più belle, grazie a Ma questa cate?ho anticipato anche al mio vicino la battuta: "Emily, come se magra?", "Ah grazie!!!! Sto facendo una dieta favolosa, non mangio niente, quando sento che sto per svenire mangio un po' di formaggio, adesso mi manca solo una colite e sono a posto!".
Però voglio innestare un paio di riflessioni:
Se Miranda fosse stata uomo, la sua estrema grinta per la carriera, il suo perfezionismo, il suo cinismo sarebbero stati solo qualità aggiunte alle sue capacità manageriali?! Sììììì.
La moda è arte o industria? Entrambe, quando varca il secolo lasciando segni indelebili sulle grandi masse è arte. Quando un paio di Blanek, pezzi unici taglia esclusivamente 38 ­ mi taglierei un pezzo di piede e ipotecherei uno stipendio già in pegno ­ costano 600 dollari è industria.

Quando, le tue nuove scarpe Ferragamo, raso nero e strass sul tacco dieci, perdono, nella serata inaugurale per questo film, un paio di brillantini sul tacco, è sfiga.