13 dicembre 2006

Mai troppo presto

Ieri sera, in macchina, radio.

Vivo un po’ fuori in questo periodo, più del solito per lo meno. Tanto fuori, da non seguire con assiduità i fatti del mondo. Filtro notizie dai tg dell’ora di pranzo, e pranzando alle 13 mi sorbo il tg2. Ma era giunta anche a me, la notizia della dipartita per l’altro mondo del Generale Augusto Pinochet. Mai troppo presto.

Ieri sera, notizie superficialmente più approfondite alla radio. Le parole che mi hanno turbato sono state “non sono stati autorizzati dall’attuale capo del Governo Blachelet i funerali di stato”. Ma ci dovevamo porre il problema?

Bene, riesumo questa foto, splendida, umana e dolce, con una parte dell’ultimo discorso del Presidente Salvador Allende alla Moneda, passato per radio al suo popolo.

Discorso del Presidente Allende alla radio, 11 settembre 1973


In questo momento conclusivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero, l’imperialismo, uniti alla reazione, crearono il clima affinché le Forze Armate rompessero la tradizione, quella che gli insegnò il generale Schneider e riaffermò il comandante Ayala, vittime dello stesso settore sociale che oggi starà aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il potere per continuare a difendere i loro profitti e i loro privilegi.

Mi rivolgo a voi, soprattutto alla modesta donna della nostra terra, alla contadina che credette in noi, alla madre che seppe della nostra preoccupazione per i bambini.

Mi rivolgo ai professionisti della Patria, ai professionisti patrioti che continuarono a lavorare contro la sedizione auspicata dalle associazioni di professionisti, dalle associazioni classiste che difesero anche i vantaggi di una società capitalista.

Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si abbandonarono all’allegria e allo spirito di lotta.

Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha fatto la sua comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi, facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l’obbligo di procedere.

Erano d’accordo.

La storia li giudicherà.

Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo tranquillo della mia voce non vi giungerà più.

Non importa.

Continuerete a sentirla.

Starò sempre insieme a voi.

Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la Patria.

Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi.

Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi.

Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino.

Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi.

Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore.

Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!

Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento.

Santiago del Cile, 11 Settembre 1973.