È da un mesetto abbondante che giro in bici, ovvero... ci vado a lavorare, mica sto tutto il giorno a gironzolare in bici! Magari! Faccio quel breve tragitto di tre chilometri da casa a lavoro con la mia bici, che è ancora quella che mi sono comprata a 14 anni con i soldi del mio primo lavoro estivo, che a pensarci bene, è ancora più o meno il lavoro che faccio adesso. Devo dire la verità, non l'ho mai apprezzata molto, ho sempre preferito passeggiare a piedi, insomma per diletto la bici non mi ha mai interessato. Invece come mezzo di trasporto la trovo eccezionale. Voglio cantare le mie lodi a questo strumento a due ruote che nasce secondo Wiki nel 1818 e che sfrutta al massimo le capacità muscolari umani e meccaniche.
Andare in bici ti concede più tempo per pensare. Su i lunghi tragitti, hai più tempo per pensare, per osservare la strada, magari una che hai fatto tutti i giorni ma che non hai mai osservato perché la macchina corre veloce e devi guardare avanti. Il tempo per pensare è tempo che rimane per te.
Andare in bici, ti ricorda che non esiste solo macchina, che sei un fascio di muscoli da coordinare, che il dislivello è faticoso da superare e che le buche ti rincoglioniscono fino all'osso del collo. Andare in bici ti ricorda che hai un corpo anche senza fare yoga o andare in palestra.
Andare in bici ti fa capire che c'è diversa gente che non ha la macchina e che procede a piedi lungo strade a grande percorrenza oppure su due ruote come te. Ad andare in bici sono rimasti i velocisti, quelli con le tutine aderenti e aerodinamiche, i salutisti, li riconosci dal caschetto e la borsetta di stoffa, oppure chi non ha altre possibilità, e sono la maggioranza, la povera gente. La povera gente è solidale. Spesso ti guarda passare, ti annetto con lo sguardo alla loro congrega.
Andare in bici fa risparmiare e questo non è secondario. Il carburante è l'oro del nostro secolo, quello che determina tutto. Non credo sia possibile rinunciare alla modernità, ma non è nemmeno giusto rinunciare a governarla.