Jacopo Barozzi detto Il Vignola, sarà, dopo Serlio, il secondo esponente del Cinquecento che si dedicherà alla stesura di un trattato, capace di raccogliere informazioni tecniche, aiuto pratico per i progettisti.
Nasce nel 1507 (muore nel 1573). Come Serlio, anche lui è emiliano e come lui ha una formazione di tipo pittorico e si avvicinerà all¹architettura mediante lo studio dell¹antico.
Sarà a Roma tra il 1539/40, anni in cui eseguirà per conto della futura Accademia Vitruviana d¹architettura (fondata nel 1542) rilievi delle antichità romane. L¹Accademia è un¹istituzione ad opera di illustri uomini di cultura romani con l¹obiettivo di studiare e approfondire la conoscenza di fonti ed opere latine, un lavoro più filologico che di interesse architettonico. Aveva in programma una traduzione di Vitruvio con commento e un programma strettamente archeologico di recupero della roma anticha.
Dopo 20 anni circa da questo incarico, Il Vignola, grazie al mecenatismo di Alessandro Farnese, futuro Papa Paolo III, al quale dedica il volume, pubblicherà il suo trattato La Regola dei Cinque ordine d¹arhitettura a Roma nel 1562. È un nuovo tipo di trattato, nasce come un apparato di 30 tavole con didascalie, dove cioè il disegno ha l¹egemonia sulla parola scritta (contrariamente al pensiero albertiano), e in un primo momento ha uso strettamente personale. Solo successivamente sarà divulgata prima ai colleghi architetti e poi, con l¹addizione di una nomenclatura tecnica, diffusa anche agl¹uomini colti che si volevano interessare di architettura.
È stato ipotizzato che il testo vignolesco fosse una parte del programma mai compioto dell¹Accademia. Da una attenta analisi emerge le diversità concrete proprio negli obiettivi. Il lavoro dell¹Accademi è più una esplorazione dei fatti del passato attraverso fonti letterarie e iconografiche. Mentre il Vignola ha lo scopo di approfondire metodicamente l¹argomento delle partizioni architettoniche e della pratica degli ornamenti, un lavoro se si vuole settoriale per intento.
Tornando alla Regala, Vignola traduce dai suoi rilievi, considerando le possibilità di errore degli scalpellini, indicazioni per desumere le misure delle partiture dei vari ordini, indicando anche quali sono le opere specifiche che prende in esame (dorico -> teatro marcello; tuscanico -> Vitruvio).
Ricerca delle proporzioni uguali per tutti e cinque gli ordini.
Parte dalla deduzione che il piedistallo è 1/3 del fusto della colonna, che a sua volta è 4 volte la trabeazione. Ipotizzando una suddivisione della colonna in 12 parti, abbiamo che piedistallo = 4, la colonna = 12, la trabeazione = 3, un totale quindi di 19 parti o 15 se non c¹è piedistallo.
Poi, entra nel dettaglio, ogni ordine ha delle proporzioni specifiche. Ad esempio ogni ordine è caratterizzato da altezze diverse per i fusti delle colonne, l¹altezza della colonna tuscanica = 14 M, (dove per M si intende il raggio del diametro preso sul fusto all¹imoscapo), colonna dorica = 16 M, colonna ionica = 18M, colonna corinzia e composita= 20M. Accade quindi che 1/12 sarà diverso in base al genere. Per definirne il valore e così anche quello delle altre parti dell¹ordine si ottengono frazioni complesse. Per ovviare a queste difficoltà Vignola fornisce dei numeri chiave ovvero, per gli ordini tuscanico l¹altezza complessiva è di 22 e 1/6 circa, per il dorico 25 e 1/3, per lo ionico 28 e 1/3, ottenuto dalla proporzione tra la proporzione generale piedistallo/colonna/trabeazione e le partizioni dei singoli ordini.
(es. tuscanico
4/12/3=piedistallo/colonna/trabeazione
altezza colonna 14 m ý 14/12 = 1,1666
piedistallo=4x1,16=4,6ý4+2/3 colonna = 14 trabeazione=1,1666*3=3,5 = 3+1/2 tot = 4+2/3+14+3+1/2= 24+4+84+18+3/6 = 22 + 1/6 )
Con i numeri chiave si ricavava, dall¹ingombro totale, la misura del raggio e delle relazioni tra le parti senza aver bisogno di unità di misura.
La Regola del Vignola avrà enorme successo, verrà adottato perfino da scuole e nelle accademie, anche se in tutto questo la sua opera viene travisata, spesso non si considera il suo intento di creare un rapporto assoluto tra le parti, ma spesso viene tradotto nell¹unità di misura corrente nel paese di adozione della Regola.