01 novembre 2007

V. La dogmatizzazione del Cinquecento. Palladio.

Andrea di Pietro della Gondola detto Palladio, sarà il massimo esponente dell'architettura classicista veneta del Cinquecento.
Avrà modo di entrare in contatto diretto con esponenti illustri, letterati e uomini di cultura come Gian Giorno Trissino e Alvise Cornaro, in età giovanile, e Daniele Barbaro in età adulta.
La stessa cerchia di umanisti e lo stesso contesto culturale con cui entra in contatto Serlio quando si trasferisce nel nord Italia per pubblicare il suo trattato.

Palladio si farà fautore delle idee classiciste, frutto di quest'intenso dibattito teorico sull'architettura, applicandole nelle sue opere e traducendole in forma.
Trissino è uno scrittore erudito, con attenzione alle forme letterarie antiche. Lavora ad un poema epico dove fa richiami espliciti a teorie architettoniche.
Cornaro, tipico rappresentante dell'aristocrazia veneziana in terraferma (vive a Padova), fu anche progettista e trattatista. Nel suo trattato di architettura del 1555 si rivolge ai cittadini e non ai tecnici parlando sostanzialmente di case; alcuni dei concetti esposti ritorneranno nel programma dei Quattro Libri dell'Architettura di Palladio.
Con Barbaro, di pochi anni più giovane di lui, Palladio lavorerà all¹illustrazione di una nuova traduzione di Vitruvio, che l¹umanista veneto aveva già pubblicato nel 1547. Nel 1556 usci una lussuosa edizione illustra da Palladio, ed una successiva del 1567. Nel commento Barbaro enuncia le sue concezioni architettoniche che spesso si allontanano da Vitruvio, molte delle quali convergeranno nell'opera teorica di Palladio.

Contemporaneamente alle illustrazioni per il trattato di Vitruvio 1550/56 Palladio deve aver redatto il piano per la stesura di un proprio trattato. Nel 1570 pubblicherà, per mano dello stesso editore veneziano De Franceschi, I quattro libri dell¹architettura. Sono una porzione del programma di più ampio respiro, probabilmente come Vitruvio o Alberti, anch'egli intendeva redigere un testo composto da 10 libri. Alla morte dell'artista, i restanti 6 libri dovevano già essere pronti per la stampa, ma ci sono pervenute solo le illustrazioni, il manoscritto è andato perduto. I quattro volumi pubblicati si dividono in due parti: I primi due libri di architettura, sulle teorie dell'architettura e gli ordini e I due libri dell'antichità, sulle antichità romane.
Palladio andrà a Roma più volte nella sua vita, una prima con Trissino attorno agli anni 1541 e una seconda con Barbaro, nel 1554 che produsse una guida di roma antica.
Il trattato Palladio, seppur opera parziale rispetto al piano complessivo, ebbe un enorme successo e numerose ristampe e traduzioni.
Uno dei tratti dominanti dell¹opera è il carattere celebrativo dell'autore, infatti egli parla in prima persona al lettore e non esita ad individuarsi come continuatore degli antichi, cita, insieme agli edifici antichi che prende in esame, anche i propri.
Vitruvio passa in secondo piano rispetto alla fonte diretta dei monumenti antichi. Se Serlio è rivolto alla moda, e si annuncia manierista, Palladio è per un¹integra classicità. La sua lingua è chiara ed efficace, con una terminologia comprensibile a tutti. In merito ai concetti estetici, attinge sia da Vitruvio che Alberti, utilità è sinonimo di comodità, un edificio è un tutto, un corpo concluso e ben definito che imita la natura. Il bello è bene e vero.
I cinque ordini canonizzati da Serlio e Vignola, per lui sono cosa naturale. Come Serlio stabilisce, anche se con maggior chiarezza, un sistema modulare di relazioni fra gli ordini, tra colonne e intercolumni.
Segue nella teoria degl¹ordini, la Regola del Vignola, 1562.


Storia semi-seria della critica architettonica. Indice.