Avrei potuto scrivere di tante cose stamani.
Ogni tanto un po’ di bischerate fanno bene.
Avrei potuto scrivere qualcosa con un rimando velato ad una cosa seria.
Avrei potuto parlare di quel cancello.. ieri sono uscita a fumare e varcando un cancello mi sono ritrovata davanti all’ingresso di un altro cancello… riflessione sul simbolo, associazione di immagini.. una foto… quella foto, l'ingresso, dall'interno, di una villa veneta di modesta fattura adibita ad albergo, correva l’anno 1995 oppure 94.. colazione con brioche confezionate, la nebbia saliva in quella giornata di fine agosto.. ricordi?
Oppure avrei potuto parlare di come non ho contenuto le miei reazioni ieri ed ho sfogato in un momento meno opportuno la tensione giornaliera… ancora di quell’omino rubicondo, muscoli da muratore di mezzo secolo di ballini di cemento… ancora di come il telefono o il blog ti avvicina gli amici lontani.. oppure iniziare quell'incombente pensiero lungo, sulle espressione del volto e le emozioni sulla scia dell’ultimo romanzo... meglio, su come sono rimasta positivamente colpita da quel complimento sul mio profumo.
Invece.
Invece… qualcuno che mi vuole bene si è sentito, fortunatamente, di suggerirmi una priorità.
Prima di questo spazio, per condividere quella bella foto di Salvator Allende che ho pubblicato tra le prime, la inviai agli amici, con una citazione dal suo discorso via radio da La Moneda.
"Non sono un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito che il popolo gli ha dato"
Salvador Allende
Santiago del Cile, 11 settembre 1973
Stamattina questa citazione mi è tornata indietro come una risposta ad una domanda. Insieme ad un bello spunto di riflessione:
"noto solo che tendi a capire di più le ragioni di chi critica e si defila, ma non solo a capirle, anche ad avere verso di loro un atteggiamento accondiscendente.”
È vero sono fatta così. Penso sia una questione di formazione e di attitudine. Sono stata educata a prendermi le mie responsabilità e anche qualcuna in più. Se c’è da fare qualcosa che “sacrifichi” non mi sento di chiederlo a nessuno, posso chiederlo solo a me stessa. Non sono stata educata ad ascoltare I complimenti ed ad alimentare la mia autostima. Sono stata educata a pensare di aver sempre qualcosa da migliorare e quindi ad essere in difetto. Ascolto ed accuso le critiche.
Questo è un atteggiamento da rimodellare perchè non penso sia sano. Ovviamente senza eccedere in altri estremismi.
In più voglio aggiungere che sono portata “alla corsa”, non podistica sfortunatamente, ma sono figlia del mio secolo e corro al consumo, della vita, delle esperienze. Magari anche alla ricerca di una sicurezza, minata in parte da questa formazione al sacrificio.
Vado ad oriente. Spero di acquisire qualcosa almeno nei ritmi di pensiero.
Grazie cara, "nessuna nuvola nel nostro cielo".