05 settembre 2006

UN FILO D'INDIA. Jaisalmer, scene da un matrimonio.

9 agosto 2006. Figura di cacca di prima mattina, avvolte succede. Ci svegliamo presto, si ho anche una socia in questa avventura. Bikini di fortuna, pareo e alle 7.45 in punto siamo fuori dalla stanza che affaccia sul grande giardino, che guarda caso è accanto alla cucina e alla pensilina con i tandori, dove lavorano diversi, ma diversi indiani. La manodopera non cosa un gran ché! Nemmeno un passo fuori dalla porta e ci fermano, noi due in asciugamano e ciabatte, loro diversi in divisa di tutto punto. Ci guardano strabniti e pissipissibaubau. “Tiziana guarda parlaci te…”, “Si?! ah, denghiu denghiu..”, “cos’è?!”, “Stanno facendo manutenzione e pulizia la piscina è impraticabile”. Woww e adesso torniamo a letto?! Uff… per una volta che provo a fare sport!
Colazione e via verso la città. Jaisalmer, la città gialla, ocra tufo. Il pulmino ci lascia ai piedi di un alta muraglia di grossi tagli di tufo giallo. Sotto negozietti e mucche a spasso. Troviamo la guida che ci aspetta, un robusto ragazzo brahamano, Lalit. Saliamo alla città, stavolta si riconoscono piazze e vicoli. Anche qui la formella del sati. Jaisalmenr è stato una sorta di caravanserraglio lungo la via della seta, ha sempre vissuto di commercio. Sarebbe da girare con il portafoglio in mano se non ti estenuassero con trattative logoranti. Copriletti con specchietti, abbigliamento taglio occidentale, album per le foto, sciarpe. Entriamo a vedere un tempio jaina e poi saliamo al punto panoramico. Dall’alto si leggono le mura perimetrali basse che raccolgono la città fuori dalla fortezza. Lalit ci spiega che dentro il forte/castello non c’è proprietà privata, non si paga affitto ma solo le forniture, chi le ha, ovviamente. Scendiamo alla città bassa per visitare le havelli, case da mercante dove la pietra decora come merletti le facciate. Il caldo è fortissimo, penso di non aver mai sudato tanto in vita mia, ma procediamo serrati nei nostri ritmi. Sosta di shopping convulsivo, copriletti e pasmine fioccano come neve. Ripartiamo e la città bassa è davvero sconvolgente per l’assetto fognario. Dalle case escono canaline scavate nella pietra, che a cielo aperto scaricano sulla stretta via, spesso ma non sempre dotata di scolo laterale. Una mezzoretta liberi per la città e ancora shopping. Al rientro all’autobus, nell’attesa dei ritardatari ho un incontro ravvicinato con una giovane mucca, che mira diritta diritta la mia pancia! Mi sposto appena a tempo per assaggiare le sue piccole corna sull’avambraccio! E li chiamano pacifici! Bistecca al sangue al mio ritorno!
In marcia verso Bikaner, tappa intermedia verso Jaipur, la città più grande del Rajastan. L’autobus è un momento piacevole nonostante la durata del viaggio, letture e chiacchere ammazzano il tempo, si programma già un prossimo viaggio al sud. Eh.. visto che non sono la sola a pensare sempre alle prossime ferie! Una sosta open toilet nel deserto, sabbia rossa e nuvole chiare sopra un cielo caldo. Abbiamo messo in fuga un gruppo di antilopi nella nostra ricerca della duna wc.
Altro albergo interessante, Hotel Lallgarh Palace, è addirittura sulla guida della Routard. È tuttora, per una parte, la residenza della moglie dell’attuale Maharaja di Bikaner. Dopo 5 ore di autobus la doccia è la cosa più ambita. Diventa un po’ un tour de force, il tempo non è mai molto perché arrivando sempre dopo le 21, non si può rischiare di far chiudere la cucina. E poi c’è la solita tiritera dell’arrivo dei bagagli… oh la manodopera abbonda, mica mi trascino dietro quel cofano di valigia, ci sono un sacco di persone per questo! Insomma per fortuna ogni tanto adopero il cervello e attrezzo il bagaglio a mano con il necessario! Che soddisfazione! Doccia, letto aggiunto e cena, sigaretta e passeggiata!
L’edificio è molto coloniale, alti soffitti bianchi, trofei di caccia alle pareti, cortili interni, salottini in vimini. Delizioso il cortile interno con una terrazza centrale in marmo bianco. È addobbato con festoni, indaghiamo. Sono i preparativi per un matrimonio che avverrà il giorno dopo. Si sposano tre sorelle con tre fratelli,matrimonio misto hindu mussulmano. Ci invitano a rimanere, tanto gli invitati sono 4.000, cosa vuoi che faccia 19 occidentali in più o in meno?! Vikram, la prima guida ci aveva spiegato che tuttora i giovani preferiscono rispettare la tradizione ed attenersi ai matrimoni combinati. La famiglia nel momento in cui il figlio o la figlia decidono di sposarsi, incarica un mediatore di trovare il partito giusto. I criteri? L’oroscopo, la casta, la posizione sociale. Gli sposi si conoscono per poche ore prima del matrimonio e poi si rivedono alla cerimonia. Proveremo a spostare il nostro piano per poter rimanere, speriamo sarebbe una scena da film! Ancora rimuginando a questa possibile entusiasmante esperienza facciamo il giro attorno all’edificio fino a che una guardia ci ferma: zona off limits, della signora maharaja!