by Angelo Maria Pirone (Roux65) – dicembre 2006
All’improvviso, ecco che il mio sguardo viene attratto da una vetrina zeppa di oggetti e accessori di abbigliamento... La stella di Orione… così dice l’insegna: abbigliamento e oggetti dal mondo. Ci sono sciarpe, monili, stecche di incenso, mobiletti orientali, i soliti elefanti. Ma l’insieme è accattivante: non è il solito negozio di chincaglierie. C’è qualcosa che lo rende unico e poi gli oggetti sono davvero ben disposti.
Mi faccio coraggio anche perché devo prendere spunti per idee regalo, visto che Natale ormai e alle porte. Entro.
- Buongiorno… c’è qualcuno?
- Si… sono nel retrobottega… arrivo fra un attimo – una voce di donna mi risponde da dietro a cumuli di tappeti
- Senta…
- Si?
- La disturba se intanto do un’occhiata?
- No, no… faccia pure… che disturbo! Si guardi intorno con comodo, arrivo fra un attimo
- Grazie mille… allora guardo, si?
Nessuna risposta… solo rumore di scatoli trascinati e qualche sbuffo di troppo.
Osservo, sposto cose, sollevo per vedere quanto costano… giro. Non pensavo che potesse entrare tutta quella roba lì dentro. Eppure non c’è disordine. È tutto meticolosamente disposto, diviso quasi per categorie… e c’è davvero di tutto. Cose apparentemente inutili ma anche oggetti raffinati… e poi questo odore di spezie, che mi avvolge e un po’ mi stordisce. Non ho mai sopportato gli odori così penetranti… sembra tè… o meglio, più miscele di tè… e mi accorgo che effettivamente lì dentro hanno anche un angolo dedicato a questa bevanda, con tutti gli accessori necessari alla sua preparazione.
In fondo non c’è molto che colpisca il mio immaginario. Sembra tutto già visto.
La proprietaria o chi per essa non sembra voler uscire dal retrobottega ed io comincio ad aver seriamente fame.
Mi giro e faccio per andarmene - Non ho trovato nulla che mi interessi… passerò un’altra volta… arrivederci!
Nessuna risposta dal retrobottega… solo rumori di scatoloni e sbuffi sempre più insistenti…
- Bah! – mi dico – starà facendo l’inventario.
Mi avvio all’uscita e considero, in un lampo, che potrei afferrare qualunque cosa e infilarla in tasca, tanto non mi vedrebbe nessuno. Ho notato che non c’è sistema di sorveglianza (almeno così m’è parso) e dal retrobottega ancora nessun segno di vita. Ma mi affretto che lo stomaco brontola. Afferro la maniglia e sto per uscire, quand’ecco il mio sguardo cade su una scatola che non avevo notato all’ingresso. Sembra un portagioie o qualcosa di simile, lavorata a mano e dipinta di rosso carminio. E’ curiosa assai: ha piedini torniti e una serie di incisioni, la serratura per la chiavetta, e un nastro di seta, ormai consunto che le gira intorno. E poi una scritta – Baci rubati – con una calligrafia elegante di una volta, forse femminile, vergata in oro e con tutte grazie e volute svolazzanti che la fanno leggera ed evanescente.
La prendo delicatamente e la soppeso tra le mani. Non è pesante e sembra sia vuota ma un aroma persistente si sprigiona da essa, direi quasi inebriante. La porto all’orecchio agitandola un po’… nulla! Sembra davvero vuota… e poi l’accosto al naso. L’aroma è ancora più intenso ma non mi disturba come quello che ha impregnato tutto il negozio.
(continua)