01 dicembre 2006

Speriamo che passi

Oggi pensavo di averle già viste tutte.
Stamani dovevo andare nel ufficio comunale del protocollo del mio ridente Comune a fare una commissione per l’ufficio. Parto con un po’ di anticipo sul mio solito orario ministeriale. Quattro minuti in macchina d’orologio e mi trovo nel traffico di un giorno di mercato. Parcheggio nemmeno a sognarlo! Avrei potuto lasciare la macchina direttamente a casa… buono, due passi non hanno mai fatto male a nessuno. Sarà l’occasione per conoscere il centro storico di questo luogo fuori dal Comune che mi ospita oramai da anni. Percorro la strada in salita. Unico paese della piana fiorentina in salita. Bello però! Terratetti derelitti, atri di casa buii e muffiti. La macchina fotografica in bauliera, peccato! Poteva essere un anticipo d’India.
Arrivo in piazza, mercato caciareccio e ciarliero, ala degli indigeni, ala dei cinesi, il pazzerello del paese che chiede gli spiccioli. Scene da Berlinguer ti voglio bene, sana aria anni 60/70 nella provincia semi industrializzata di una media città italiana.
Ufficio protocollo. Due ragazze giovani dall’aria desolata e impreparata dietro un ragazzo extracomunitario. Io attendo. Arriva la rossa vestita di verde che si mette a lavorare a capo chino alla seconda scrivania. Io aspetto. Poi alza la testa e sospetta che abbia passato lì un quarto d’ora perché, magari, avevo bisogno di lei. Perspicace. Sbrigo quello che dovevo fare e cerco un caffé.
Eppure abito qui da anni e non ho mai passeggiato per queste strade. Non mi sono persa niente in effetti. Snobbo il primo barre e ne cerco uno carino… niente! Torno indietro e penso, è l’unico, è affollato, magari è anche buono. Aria cupa, banchi vecchi ma una luce dietro il banco, la tipa tatuata del barre dove vado spess a pranzo “Ciao Bella, ohtè?” “Passavo di qui”. Caffé buono e servito con un sorriso, alla fine è ita bene.
Passo oltre, torno sui miei passi e,davanti a me, la perla della mattina, la pazza del villaggio, vestita da bottana anni 70! Sembrava uscita da Amici Miei atto I! ...come le tipe che Philippe Noiret incontra al Bar di notte prima che apra i’Necchi? Solo che l’età era passata anche per lei non solo per la storica pellicola. Ha risentito degli anni anche la sua pelliccia di piume di struzzo rossa vermiglio e le scarpe di vernice rossa, vero vintage! Che meraviglia! Altri due passi e una zingara felice alla finestra stende i panni! Ecco dove abitano le tipe del semaforo dell’Indicatore! “Signora, scusi le è caduta una maglia!” “Grazie Bella” e ride.
Arriverà la fine di questo particolare inizio?
La ciliegina sulla torta è di adesso, un mensile di medicina in posta elettronica, titola così: “La lipostrutturazione del pene. L’essere insoddisfatto verso una propria caratteristica somatica…”