Ieri ho attinto a Le Ragazze di San Frediano di Vasco Pratolini ed era già accaduto di recente. Questa volta per descrivere un preciso tipo d’uomo, quello identificato benissimo nel personaggio principale, il giovane meccanico piacione protagonista del romanzo.
Ho letto il romanzo ormai 15 anni fa, ma è un testo che rimane; vuoi perché vivo a Firenze; vuoi perché raccoglie il senso degl’anni del dopoguerra; vuoi per le tipologie umane che raccoglie, tra questi il donnaiolo, appunto, che nella mia mente di adolescente è rimasto come un marchio.
Ricordavo anche il soprannome, Bob, ispirato per somiglianza ad una attore americano.
La tipologia umana a cui mi riferisco - sia chiaro non che mi piace suddividere il genere umano in categorie, ma a volte si fa prima, diciamo la verità - è il piacione appunto, il pottà, il pottino, il gagà… e chi più ne ha più ne metta.
Tornando a Bob, lui colleziona ragazze. Tosca, che scopre tutto, riunisce le sventurate bamboline e complottano insieme vendetta. Un agguato alle Cascine lo costringerà a scegliere come fidanzata, una sola tra loro quattro. La spunta Mafalda - se così si può dire… - che farà del “ragazzo dalle belle ciglia” un sanfredianino come tanti.
Questa è la trama verificata su Wikipedia, ma io ho un ricordo vago di queste donne.
Donne coscienti della natura da Don Giovanni dell’uomo, ma consenzienti e addirittura materne.
Donne che lo ospitano, lo accolgo e lo nutrono, lo viziano.
Donne che lascian tirar la corda, ma che non la fanno rompere.